Perché un rinvio del voto in Consiglio Comunale non si giustifica (e non conviene neppure al PLR)
di Andrea Leoni
Sull’edizione odierna del Corriere del Ticino, Bruno Costantini (bentornato Bruno: la tua penna è preziosa!) suggerisce un rinvio del voto definitivo del Consiglio Comunale sul Polo sportivo e degli eventi di Lugano, previsto per fine marzo. Una proroga che, secondo il giornalista, sarebbe propedeutica ad “evitare che tutto si autodistrugga prima ancora di finire all’eventuale votazione popolare”. Costantini ipotizza tale scenario, rilanciando una suggestione dell’ex sindaco Giorgio Giudici, pubblicata sempre stamane sul CdT. L’ipotesi, che da qualche settimana gorgoglia nella pancia della politica luganese, sarebbe giustificata dalle profonde spaccature che il progetto sta provocando in alcuni partiti, in primis nel PLR ma anche nell’area di sinistra. Oltre che dalla mancanza di serenità e di giudizio che ogni campagna elettorale porta in dote.
Lugano viene da una legislatura balcanizzata, segnata - per non dire sfregiata - da continui litigi tra le principali forze politiche e all’interno delle stesse. Una dialettica avvelenata che ha fatto male alla Città, soffocandone la natura dinamica e, di conseguenza, frenandone lo sviluppo. Troppi progetti procedono con il freno a mano tirato e troppi scontri, anche su questioni marginali, hanno prodotto torrenti di cattivo sangue. Congelare il PSE, a nostro avviso, sarebbe solo il culmine di questa inconcludenza politica. Il “degno” sigillo a una legislatura malinconica e rissosa - non all’altezza della storia di Lugano - i cui tempi supplementari sono stati drammaticamente segnati dalla pandemia.
La Città non può più essere ostaggio dei bisticci tra i partiti (o nei partiti) o delle loro infinite contorsioni e indecisioni. Ma non è solo questo il punto per il quale procrastinare la situazione sarebbe un errore. Un rinvio, infatti, per essere giustificato deve portare in grembo delle speranze, l’idea che si inneschi un processo di maturazione delle opzioni attualmente in campo. Ma, da quel che si capisce, per il PSE non sembrano proprio essercene i presupposti. Vediamo perché.
Da una parte abbiamo un Municipio compatto come un monolite, da destra a sinistra, a sostegno del progetto. L’Esecutivo si è speso, anche pubblicamente, nel sostenere che non vi sono possibilità di modifiche sostanziali all’opera, tali da convincere almeno una parte degli scettici a retrocedere dalla loro opposizione. Il capo dicastero Roberto Badaracco, al di là di come la si pensi, ha dimostrato una spina dorsale di ferro nella circostanza, con tutto quello che gli è scoppiato in casa a ridosso delle elezioni. Una prova di leadership notevole. Tutte le carte sono ormai sul tavolo. Le intenzioni sono dichiarate. Le bocce sono ferme. I Consiglieri Comunali hanno quindi la possibilità di valutare in scienza e coscienza il nuovo PSE e di esprimere il loro voto.
L’MPS, dal canto suo, non rinuncerà all'idea di sottoporre al popolo il giudizio finale. Se le firme saranno raccolte, spetterà comunque ai luganesi l’ultima parola e, tutto sommato, considerata l’imponenza del progetto e le sue implicazioni, potrebbe non essere un male. A proposito, negli ultimi giorni la Regione ha messo in evidenza una serie di attacchi intimidatori indirizzati a coloro che si oppongono al progetto. Fossi in Angelo Renzetti o nel sindaco Marco Borradori, il primo giorno di bancarella dei referendisti, mi presenterei a stringere la mano agli avversari, perché la democrazia diretta è sacra e chi la ostacola e la minaccia, minaccia tutti noi.
Di progetti perfetti non ce ne sono, inutile illudersi che continuando a discutere, o giocando al Lego con il PSE, si arrivi a far quadrare tutti desiderata e gli interessi. Basti guardare il LAC costruito senza ristorante e con un autosilo che fa acqua. Eppure oggi siamo tutti felici che ci sia, compresa buona parte dei feroci oppositori di allora. Comunque vada, a questo punto della contesa, allargare il consenso appare un esercizio velleitario, un’ennesima perdita di tempo, a meno di non stravolgere il PSE in un modo che risulterebbe inaccettabile per gli attuali investitori privati. E saremmo daccapo. Tanto vale contarsi, in Consiglio Comunale e davanti al popolo.
Ed è anzi benedetta l’opportunità che il Legislativo possa esprimersi prima delle elezioni, assumendosi fino in fondo le proprie responsabilità davanti all’elettorato. Come ha fatto il Municipio. Sì o no, anziché promesse. Che dopo le elezioni, come si sa, “passata la festa, gabbato lo santo”. Se in Città vi è effettivamente tutta questa opposizione al PSE, i contrari ne trarranno beneficio dalle urne.
Crediamo infine che neppure al PLR convenga sposare l’ipotesi del rinvio. Questo perché dimostrerebbe di essere ancora una volta, a livello cittadino, un partito incapace di prendere una posizione chiara e netta, a causa dei mai risolti mal di pancia interni. I liberali radicali rischierebbero di passare per sabotatori per interesse partitico. Sabotatori smarriti.