La responsabile programmi RSI risponde a Menghetti che lamentava, dopo l’overdose di programmi festivalieri, l’assenza di quei film alla TV. “Abbiamo diffuso centinaia di quelle pellicole fra film della Piazza e documentari”
COMANO – “Infarcire di Festival del film 10 giorni di trasmissioni l'anno non serve a un cavolo di Bruxelles”, se poi, una volta calato il sipario, delle pellicole passate alla kermesse non resta alcuna traccia, scriveva a fine agosto Venanzio Menghetti. In una lettera aperta inviata ai vertici della radiotelevisione pubblica (vedi suggeriti), l’ex deputato ed ex segretario PLR lamentava infatti la sproporzionalità, diciamo, fra quanto avviene nella nostra TV in periodo pardato, “con una overdose di programmi dedicati al Festival, manco fossimo tutti patiti di cinema” e quanto, invece, una volta spentisi i riflettori sulla kermesse, ossia poco e niente. “Qualche filmino, anche piccino piccino, non lo si potrebbe vedere alla tele?”, chiedeva, anche vecchio e a notte fonda, “così, per farci un'idea di quanto di buono viene proiettato durante sto benedetto Festival?”
Alle domande sollevate da Meneghetti, giunge ora la risposta della responsabile programmi della RSI Milena Folletti, che ne approfitta anche per spiegare come funziona la programmazione televisiva.
di Milena Folletti*
Gentile signor Menghetti,
la ringrazio per aver sollevato, con una lettera aperta pubblicata dal portale LiberaTV il 27 agosto, il quesito "RSI e Festival del film di Locarno". Questo mi permette di svelare un ulteriore tassello dei meccanismi che stanno dietro la programmazione televisiva di servizio pubblico. Dal 2000 ad oggi la RSI ha diffuso più della metà dei film passati in Piazza, con una grandissima attenzione alla produzione svizzera e una selezione mirata delle opere più convincenti per qualità o apprezzamento da parte del pubblico (abbiamo proposto quasi tutti i film vincitori della sezione Prix du Public).
Altro discorso per i film in concorso, per i quali è difficile trovare la versione italiana, non essendo pensati per la grande distribuzione. In un festival il pubblico è disposto a seguire un film polacco con sottotitoli in francese, tedesco o inglese. In TV è diverso. La selezione qui è più limitata e ci assumiamo i non indifferenti oneri del doppiaggio solo in casi particolari.
Per quel che concerne i documentari, la RSI ne diffonde circa 700 all'anno. Oltre a quelli cofinanziati dalla SSR attraverso il Patto dell'Audiovisivo, che permette ai produttori indipendenti svizzeri e svizzero italiani di essere attori protagonisti sulla scena nazionale e internazionale (anche questo è servizio pubblico), ci sono quelli visti a Locarno o in occasione di altri importanti Festival come Soletta, Nyon, Cannes, ecc. Ci sono, dulcis in fundo, anche film e documentari che Locarno... non passa. Come l'opera di Aida Schläpfer Noun, sulla persecuzione dei cristiani in Iraq, che tanto ha fatto discutere e che noi programmeremo nei prossimi mesi.
La RSI attraverso radio, TV e online dà molta visibilità al Festival. Vero. Secondo lei troppa, vista quella che definisce "l'overdose di servizi e cronache". Ci ragioneremo senz'altro. Ma l'invito è a guardare anche un po' oltre. Quest'anno, per la prima volta, il segnale RSI per la cerimonia di chiusura è stato chiesto dall'Eurovisione e messo sul circuito internazionale. Questo a testimonianza dell'importanza che il Festival ha acquisito e degli investimenti dei vari sostenitori - RSI compresa - che, producendo contenuti audiovisivi importanti, lo ha reso visibile e ha contribuito a veicolare l'immagine del Ticino e di Locarno ben oltre i confini nazionali. E ben oltre Bruxelles.
* Responsabile Dipartimento Programmi e immagine RSI