SECONDO ME
Ma che bello il 'Giardino del Festival'! Un luogo in cui ritrovarsi, prima, durante o dopo le proiezioni in piazza, in cui chiacchierare senza una musica assordante o il caos della folla... Ci voleva proprio, questo 'City Garden'
Nicoletta Barazzoni: "Speriamo che questa iniziativa perduri negli anni, e magari anche oltre il periodo festivaliero. Perché questa è la dimostrazione che abbiamo bisogno di spazi aggregativi di questo livello. Di qualità". GUARDA LE FOTO
FOTO: TiPress/Pablo Gianinazzi
di Nicoletta Barazzoni *

"Il Locarno Garden la Mobiliare" – meglio noto come City Garden - ha qualche cosa di molto attrattivo. Allestito quest'anno nell’ambito del Festival del Film, che ne ha voluto la realizzazione, si sta guadagnando, a giusto titolo, l'ammirazione e l'adesione del pubblico. Un pubblico che ha un carattere piuttosto eterogeneo, perché vi ho trovato una clientela senza etichette particolari: c'è gente di tutti i tipi e d'ogni gusto che ascolta buona musica dal vivo, o musica dj, che si gusta da bere e da mangiare… Un luogo in cui ritrovarsi, prima, durante o dopo le proiezioni in piazza, in cui chiacchierare senza una musica assordante o il caos della folla.

La location ha un non so che di architettonico che invoglia a fermarsi, e che ha sin da subito attirato la mia curiosità. Il Pavillon "What if" che è una creazione di Kerim Seiler, così come la struttura vetrata e colorata che ospita i gruppi musicali, colpisce l'occhio e quindi esteticamente appaga.

Sarà forse anche l'ampiezza degli spazi che accolgono il visitatore, sarà il manto di truciolato che ricopre il terreno, la luce serale, prima che faccia buio, ad avermi catturata… Saranno i grandi cuscini sui quali prendere forma e abbandonarsi, o i lunghi divani sparsi un po’ ovunque, la bella musica che accompagna il tutto, sta di fatto che mi sono sentita a mio agio, senza quella sensazione di mancanza d'aria, come quando si è costretti a farsi largo e a spintonarsi, mentre la calca supera la disponibilità di posti e ti sembra di soffocare.

Ovviamente questa sensazione piacevole la si potrà gustare fino a quando la capienza avrà raggiunto il limite dei frequentatori ma la superficie del Garden è piuttosto estesa da permettere un ampio respiro.

Il costo delle consumazioni è abbastanza contenuto, anche se non è paragonabile al costo delle bibite in un bar qualsiasi, ma è ovvio che i prezzi sono proporzionati a ciò che la struttura offre, perché non si tratta di una buvette improvvisata.

E si capisce che i costi delle consumazioni e del cibo devono in parte coprire un'offerta che non si trova al solito bar, perché il Garden non è un capannone delle feste. I gruppi musicali, la cui programmazione è diretta e curata dal Turba di Lugano, che si occupa della parte ricreativa e d'intrattenimento, sono scelti con criterio per allietare le esigenze collettive ma soprattutto per i buoni intenditori.

La parte destinata ai cocktails e alla Street food è affidata alla Omnia Events e Catering Sagl. E c'è anche un'associazione umanitaria che propone carne e pietanze alla griglia.

Il Garden è così diventato “il giardino del Festival”. Partner ufficiale dell'iniziativa è la Mobiliare. La compagnia assicurativa sostiene e finanzia, insieme al Festival, le spese e i relativi costi. Molto probabilmente senza la collaborazione e l'intervento del privato il parco Bally, di proprietà della Città di Locarno che lo ha messo a disposizione per realizzare l'idea, sarebbe rimasto anche quest’estate un luogo abbandonato e coperto di sterpaglie.

Oggi invece è un garden che vive e rivive nel cuore della Città vecchia. Speriamo che questa iniziativa perduri negli anni, e magari anche oltre il periodo festivaliero. Perché questa è la dimostrazione che abbiamo bisogno di spazi aggregativi di questo livello. Di qualità.

* giornalista

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