CANTONALI 2023
Ortelli: "Ben oltre il superamento dei livelli, la riforma della scuola che serve"
Secondo il deputato PLR, che si ricandida, il nuovo direttore del DECS riceverà una "sana eredità" in merito al tema. E auspica un piano di rinnovamento che arrivi dal basso e non sia solo relegato negli uffici del Dipartimento

di Paolo Ortelli*

Archiviato il topolino partorito della sperimentazione per il superamento dei livelli, per i quali si è assistito negli scorsi giorni  a poco più di un’operazione politico-mediatica in cui, più che il bene della scuola e dei nostri giovani, è stata la campagna elettorale ad esserne protagonista, chi vi scrive, uomo che da sempre sta in bilico tra formazione e mondo aziendale, resta cocciutaggiamente fiducioso che nella prossima legislatura questa scuola riuscirà a ritrovare pace e capacità di autocritica costruttiva ripartendo da quella che resta la sua forza imprescindibile.

Direttori e vice direttori, esperti, docenti, servizi di diversi di sostegno, impiegati amministrativi e custodi. Insomma quelle figure determinanti che la scuola non la immaginano solo, ma quotidianamente la fanno e anche bene, con buona pace di una certa politica troppo invadente, di genitori e della società tutta. Quella pace che per chi vi scrive, giornalmente impegnato in ambito formativo spesso in un contesto di fragilità diffusa, non può che auspicare e ricercare assiduamente.

Si perché il grande dibattito apparentemente chiuso, ma ricordiamo di fatto solo appena accennato sui livelli, rischia di essere quel fumo negli occhi per non affrontare, o rimandare ancora,  tutta una serie di altri temi determinanti per la crescita e lo sviluppo qualitativo della nostra scuola dell’obbligo.

Infatti non sarebbe giusto dimenticare come,  in questi anni, complici le tensioni creataesi dentro, fuori ed in relazione con gli organi istituzionali della nostra scuola, di polvere sotto il tappeto, e questo non necessariamente in modo consapevole ma perdendo clamorosamente tempo, ne abbiamo infilata tanta, anzi parecchia. Quella polvere su temi più generali di funzionamento, organizzativi e qualitativi, che proprio per la loro grande complessità, ma anche perché se affrontati potrebbero essere potenzialmente rivoluzionari, sono stati parcheggiati. Come per quei tori che tutti sanno difficili da esser presi per le corna.

Dicevo di essere però  fiducioso. Come deputato e membro della commissione Formazione e cultura, non vedo infatti l’ora, sempre che l’elettore me ne conceda la possibilità, di poter tornare a confrontarmi con tutta questa polvere. Perchè il cambio della direzione del dipartimento si presenta come un’occasione più unica che rara che dobbiamo sfruttare. Non me ne voglia l’attuale capo del dipartimento del quale ho nutrito e nutro stima, ma lui certamente ne è consapevole, come anche questa volta non potremo che assistere al rinnovarsi dell’antico popolare adagio: “scopa nuova scopa meglio”.

Un’ effetto quello dell’avvicendamento alla testa del DECS che pur consapevoli come  potrebbe anche essere destinato ad esaurirsi nel tempo, abbiamo il compito ed il dovere di cogliere a pieno per tornare ad immaginare senza preconcetti e fallimenti ereditati una sana riforma della scuola.

Una riforma basata su un confronto costruttivo, su interventi elaborati dalla scuola stessa e non in un ufficio di sezione dipartimentale. Quella riforma che è anche adattamento e revisione, che oggi sappiamo anche non essere fantasia o libro dei sogni,  perché, nonostante le grandi resistenze, nello scorso mese di ottobre a maggiornanza (sull’asse PLRT, UDC e Lega)  è stata inserita senza appello nell’agenda del dipartimento. E questo con buona pace di una parte del parlamento che, banalizzandone la portata,  ha fatto di tutto per sminuirne la potenziale efficacia.

Invece no, quell’atto che chiede chiaramente senza porre vincoli al mondo della scuola di misurarsi con logica e tempi adeguati alla condivisione su un vero impianto d’intervento che arrivi dal basso, esiste, e se ne dovrà tener conto.

Insomma una sana eredità, questa si, lasciata al futuro nuovo direttore del dipartimento. Una polvere che torna ad essere preziosa, che fa rima con la richiesta di ragionare sulla natura organizzativa della nostra scuola, sui ruoli degli organi direttivi, su quale grado di autonomia possa orientare alla qualità, e su come valorizzare e sostenere il ruolo dei docenti, sempre più imbrigliati in compiti genstionali a scapito, di quello che dovrebbero saper fare meglio: insegnare.

Ne se, ne ma quindi, perchè l’occasione è clamorosamente ghiotta, dal 3 di aprile rimbocchiamoci le maniche e ripartiamo con rinnovata speranza.

*Deputato uscente PLR

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