CANTONALI 2023
Cantone povero o povero Cantone? L'invettiva 'elettorale' di Renato Reichlin
"Diamo fiducia ai giovani. Lasciamo a casa quella pletora di inadeguate consunte cariatidi così che di loro un giorno si potrà tutt’al più dire che perché son morti, si sa che furon vivi”
TiPress/Sara Solcà

Di Renato Reichlin * 

Fra qualche giorno celebreremo uno dei riti della democrazia: l’elezione dei “nostri rappresentanti” in governo. Eppure non sono contento come dovrebbe essere ogni cittadino in questa circostanza. Vedo stanchezza nei partiti, in formazioni che dovrebbero invece assicurare una sempre nuova ed efficiente cinghia di trasmissione tra noi cittadini e l’esercizio del governo. Come succede nei motori, l’usura compromette il buon funzionamento ed è a rischio “panne”. Nei partiti maggiori vedo soprattutto l’ambizione di (ri)occupare lo Stato, di servirsene piuttosto che di servirlo, garantendosi una situazione-fotocopia.

Vivo nel Cantone più povero della Svizzera; maglia nera negli abusi salariali e nelle condizioni di lavoro (stress, paura di perdere il posto di lavoro, armonizzazione lavoro-famiglia, ecc.); meno trasparente nella pubblicazione delle commesse pubbliche; fanalino di coda nel divario di stipendio tra uomini e donne nel settore privato; in fondo alla classifica dei Cantoni che sanno trarre benefici dall’apprendistato e per contro tra i Cantoni con il maggior abbandono scolastico post-obbligatorio.

Vivo in un Cantone che vanta però anche dei record: nella motorizzazione; nell’indebitamento; negli interventi al cuore e in quelli chirurgici a rischio; nel consumo di antibiotici e sonniferi; nel più marcato aumento dei prezzi al consumo e delle casse malati. Per non dire della diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, della densità di ritrovi pubblici (doppia rispetto alla media svizzera), della carenza di pulizia e igiene sui trasporti pubblici…

Vivo in un Cantone in cui riforme importanti come quelle della Scuola sono piegate a rispondere “hic et nunc” alle esigenze dell’economia: di un’economia asfittica come quella nostrana, priva di una vera cultura imprenditoriale e che campa in gran parte su salari indegni (che spingono i giovani ad accasarsi altrove…), sullo sfruttamento di manodopera d’importazione a basso costo, sulla delocalizzazione.

Vivo in un Cantone che redige preventivi che vengono grossolanamente smentiti tre giorni dopo la loro approvazione e dove bisogna ricorrere ad audit sufficientemente lontani per indagare disfunzionamenti nell’amministrazione pubblica, altrimenti coperti dall’omertà o l’incestuosità del “Tutto ok!”.

Eppure a fronte a questo “curriculum” ci sono candidati che chiedono di essere confermati per un terzo o addirittura quarto mandato: gente che aspira a (ri)occupare luoghi di potere per 12, addirittura 16 anni. E che lo minacciano tranquillamente fin dai manifesti elettorali: “Continuità”, quando il nostro Paese avrebbe bisogno dell’esatto contrario! Dalla stessa area Lega-Udc arriva però anche l’invito opposto: “Cambiamo ORA!”. Un “taja e medega” degno del fratello Plr. Spesso leggo anche promesse di “Concretezza” da parte di “forze” che hanno dimostrato ampiamente di non averla mai avuta.

Il mio non è un invito a non andare a votare. Al contrario, andiamoci tutti, convinti della necessità di rinnovare i nostri dirigenti. Negli stanchi dibattiti di questi giorni una nota positiva c’è stata. Quella di alcuni giovani appassionati e preparati, con il fuoco sacro dell’impegno e del cambiamento, ben sintonizzati con le prospettive future e ben equipaggiati di presente. Diamo fiducia a loro, consegniamo il nostro Paese alla loro energia, alla loro volontà di fare, al loro idealismo, alla loro modernità. Lasciamo a casa quella pletora di inadeguate consunte cariatidi così che di loro un giorno si potrà tutt’al più dire che “perché son morti, si sa che furon vivi”… E che vinca la vera democrazia! Quella dinamica, vivace, piena di energia, che sa rinnovarsi ed evitare la calma piatta dei “soliti noti”.

 * cittadino perplesso

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