Intervista al sindaco di Lugano: "Se la situazione non migliorerà in fretta, il Consiglio di Stato valuti sin d'ora l'introduzione di un coprifuoco"
LUGANO - “Purtroppo continuo a ricevere da parte di cittadini che rispettano le regole, segnalazioni di giovani e adulti che si ostinano a radunarsi in giro per la Città o nei dintorni. Come pure di feste private nelle case. Così non si può andare avanti! Poi ci sono anche altri cittadini che, in buona fede, magari sbagliano a causa di regole troppo interpretabili. Serve una svolta”.
Parole e musica di Marco Borradori. Interpelliamo il sindaco di Lugano fare un bilancio sui primi giorni dall’introduzione delle regole restrittive al livello federale e cantonale. Oggi il Governo svizzero ha deciso un ulteriore giro di vite sugli assembramenti, fissandolo a 5 persone il limite di persone. Il Governo ha anche introdotto una mini multa per i trasgressori.
“È un passo avanti - commenta Borradori- e ci attiveremo immediatamente per implementare questa direttiva. Cercheremo di fare anche di più, limitando il più possibile gli accessi a tutti i vari spazi all’aperto dove abbiamo visto radunarsi i ragazzi in questi giorni. Mi auguro che basti, ma vedo anche dei limiti di applicazione in questo genere di provvedimento, se non ci sarà finalmente una forte adesione da parte di tutti i cittadini. Restare a casa oggi equivale a salvare delle vite!”.
A quali limiti pensa?
“A livello generale mi chiedo se quanto deciso dal Consiglio Federale sia sufficiente per il Ticino, dove l’emergenza è già esplosa in tutta la sua drammaticità. Purtroppo si ha l’impressione che Berna arrivi sempre con un po’ di ritardo rispetto alla nostra situazione. D’altro canto questa stretta potrebbe rivelarsi inefficace per una serie di motivi. Innanzitutto non credo sia possibile impiegare la polizia a pattugliare ogni parchetto, ogni bosco, ogni fiume, ogni spazio aperto sul territorio cantonale, dove la gente potrebbe continuare a radunarsi. Leggo ad esempio che, soprattutto nelle Valli, si sta riscontrando questo problema. Penso poi che non sarebbe neanche giusto impiegare le nostre forze dell’ordine a rincorrere gli irresponsabili, in un momento in cui le priorità sono ben altre. Infine, intravvedo delle problematiche di applicazione rispetto alle abitazioni e alle feste private. Senza dimenticare che c’è tutto il tema legato alle attività lavorative ancora aperte e ai mezzi pubblici. Temo che sia molto difficile applicare questo genere di disposizioni in ogni cantiere, in ogni fabbrica e in ogni ufficio del Ticino, così come su ogni mezzo di trasporto. D’altra parte anche gli impresari costruttori ticinesi e in sindacati hanno chiesto un blocco totale dell’edilizia. E lunedì il ponte finirà…”
Quindi cosa si aspetta?
“Se la situazione non dovesse migliorare in fretta, a fronte del numero impressionate di contagiati e di morti, invito fin d’ora il Consiglio di Stato a introdurre un blocco totale delle attività, pubbliche e private, non vitali. Il coprifuoco, insomma. Sul modello di quanto avvenuto a Codogno. D’altra parte anche il Consiglio Federale, oggi, ha lasciato intendere che su questa materia potrebbe lasciare una certa autonomia ai Cantoni”.
E se non doveste essere ascoltati?
“La mia impressione è che il Municipio potrebbe essere pronto a valutare autonomamente una misura di questo genere, qualora le autorità superiori non decidessero di metterla in atto”.
Sbaglio o lei, in fondo in fondo, non è convinto delle misure graduali?
“Guardi, io le dico solo una cosa: il momento dia agire è adesso! Ogni minuto è prezioso. Purtroppo stiamo osservando come in Lombardia, e prima ancora in Cina, il blocco totale sembra essere l’unica misura davvero efficace per frenare la diffusione del virus. Nel lodigiano, dove per primi hanno adottato questo sistema, i contagi sono drasticamente diminuiti. Ieri sera il Governatore della Lombardia Attilio Fontana ha chiesto ufficialmente al presidente del Consiglio Conte l’introduzione del coprifuoco in tutta la Regione, addirittura con l’esercito schierato per le strade. E allora mi dico: se la situazione non migliora in tempi brevissimi, facciamo questa cura da cavallo, questo sforzo enorme, tutti insieme, in una volta sola, in modo anche da poterne uscire prima degli altri e poter volgere lo sguardo sulla ricostruzione della nostra comunità”.
Come se la immagina?
“Non lo nascondo ai cittadini: sarà durissima. Ma voglio cogliere l’occasione per lanciare anche un messaggio positivo. Questa è il momento di non ammalarsi e di non morire. Ma è anche il momento per riflettere sul futuro. Per provare a pensare a una società diversa, più a misura d’uomo, più forte e solidale, meno inquinata e meno frenetica. In questi giorni mi sono tornate alla mente le parole di amici e conoscenti che hanno superato una brutta malattia. Tutti ti dicono che quando si esce dal tunnel si tornano ad apprezzare le cose semplici, che prima davi per scontato. Sarà così anche per noi”.
AELLE