CORONAVIRUS
Cosa è successo alla Torriani di Mendrisio? La denuncia di quattro operatori: "Basta silenzio. Noi lasciati soli e senza materiale protettivo"
Quattro dipendenti della struttura per anziani del Mendrisiotto rompono il silenzio: "Noi abbiamo fatto il massimo. Non siamo sicuri che l'ECAM abbia fatto lo stesso"

MENDRISIO – Cosa è successo davvero nella casa per anziani Torriani di Mendrisio nella gestione dei pazienti risultati positivi al Coronavirus? A chiederselo non è solo il mondo della politica con il Movimento per il socialismo (MPS) in prima fila, ma anche quattro operatori della struttura del Mendrisiotto.

In un’articolata lettera inoltrata ai deputati Matteo Pronzini, Simona Arigoni e Angelica Lepori, i quattro dipendenti segnalano “gravissimi problemi di gestione nella casa anziani Torriani nell’emergenza coronavirus”. “Finora – si legge – siamo stati in silenzio e a testa bassa ci siamo concentrati sulle cure agli ospiti e per fortuna siamo riusciti a salvare quasi tutti. Adesso, però, è giunto il momento che si analizzi cosa non ha funzionato nell’organizzazione”.

Per i quattro operatori non ci sono dubbi: la causa numero uno del disastro è “la mancanza di ascolto nella Direzione di ECAM. Avevamo segnalato disfunzioni, mancanza di dispositivi, problemi di igiene e la grande confusione che regnava nel reparto. La nostra richiesta di aiuto è rimasta inascoltata con le conseguenze ora sotto agli occhi di tutti”.

Per sostenere la propria tesi, i dipendenti della casa Torriani snocciolano alcuni numeri. “Circa venti i casi di pazienti positivi al coronavirus; una dozzina gli operatori positivi; in totale circa 15 operatori assenti per malattia; un collaboratore ricoverato in cure intense e intubato, adesso per fortuna migliorato”.

E ancora: “Non abbiamo praticamente mai avuto tute di protezione. I camici utilizzati non erano mono-uso e impermeabili, ma di stoffa e lasciavano scoperte alcune parti del collo. I polsini non erano stretti e in alcuni casi abbiamo dovuto stringerli con giri di cerotto e scotch adesivo. I copri-scarpe sono stati introdotti solo in fase avanzata di epidemia. Abbiamo calpestato le superfici infette per molti giorni e poi andavamo a cambiarci con le stesse scarpe”.

Poi l’attacco alla direzione dell’ECAM. “Noi operatori – si legge – abbiamo fatto il massimo. Ma non siamo sicuri che chi era seduto ai posti di comando abbia fatto lo stesso. Non c’è un solo colpevole, ma è tutto il sistema della Casa Anziani a non aver funzionato. Speriamo che dopo di noi anche altri operatori, vittime del sistema, prendano coraggio e contribuiscano a far emergere la verità”.

Scatta l’interrogazione

Alla luce di quanto esposto, l’MPS ha inoltrato un’interrogazione al Governo in cui chiede cosa ha da dire riguardo:

    • all’accusa di mancanza di ascolto da parte della direzione dell’ECAM?
    • al problema del materiale di protezione?
    • al clima d’omertà, paura e timori di vendetta da parte della direzione?
    • agli errori dell’ECAM?
    • alle non chiare indicazioni riguardanti le procedure di pulizia?
    • alla confusione tra i protocolli redatti dal medico cantonale, dalla capostruttura, dalla responsabile pandemia e dai direttori delle case anziani (di cui se né solo sentito parlare)?
    • alla confusione dei trasferimenti degli ospiti positivi dalle proprie camere ad un salone e successivo ritorno nelle proprie camere; così come dal passaggio da una struttura all’altra?
    • alla mancanza di protocolli chiari per la comunicazione ai parenti?
    • al tentativo, verso i parenti, di ridimensionare la gravità dei fatti?
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