Il direttore sanitario della Moncucco: "Reparti Covid sempre più pieni anche in Ticino”. Secondo gli esperti, se il trend non si ferma, arriveremo settimana prossima tra i 35 e i 50 ricoveri al giorno
LUGANO - “La situazione è grave. Reparti Covid sempre più pieni anche in Ticino”. Il dottor Christian Garzoni, direttore sanitario della Clinica Moncucco, lancia l’allarme rosso. “Basta negare l’evidenza e sperare che se ne vada da solo, non succederà prima della primavera o estate”, ha scritto questa sera in un post sulla sua bacheca Facebook. L’infettivologo lancia dunque un appello ai ticinesi: “Tutti devono limitare i contatti”, invitando la gente a indossare le mascherine, a rispettare le distanze e l’igiene delle mani. Ma l’appello di Garzoni va soprattutto al Consiglio di Stato: “Il Governo agisca in fretta. La curva dei contagi deve scendere, altrimenti i reparti e gli ospedali saranno debordati!”.
In chiusura, il medico invita a combattere tutti insieme il Covid: “e ai negazionisti e ai loro seguaci lasciate pur credere che la terra sia piatta senza perdere ulteriore fiato”.
I dati parlano chiaro: in questi giorni si sono registrati una trentina di ricoveri al giorno nei reparti ospedalieri Covivid, in particolare alla Carità di Locarno e alla Moncucco. Se il trend non si ferma, settimana prossima, secondo le proiezioni degli esperti, potremo arrivare tra le 35 e le 50 ospedalizzazioni al giorno. In reparto finisce ormai circa l’8 per cento delle persone positive, perché si sta alzando l’età media dei contagiati. Anche se circa la metà dei pazienti ricoverati ha meno di 70 anni. I numeri stanno salendo anche nelle cure intensive, oggi eravamo a 21. Ma il problema riguarda l’intera rete ospedaliera: settimana prossima potremmo arrivare, tornando in "assetto di guerra", a 300/350 letti occupati da pazienti Covid, oltre un terzo dei posti totali disponibili negli ospedali per tutti i malati! E siamo solo a inizio novembre…
Insomma, se il Governo non adotterà misure drastiche (c’è chi chiede che si allinei con i Cantoni romandi decretando un mini-lockdown) il sistema ospedaliero ticinese rischia di arrivare in tempi brevissimi alla saturazione e di saltare.