La distinzione tra guariti-vaccinati e "no vax" entra nel nostro vocabolario della crisi. Con una scommessa fantasiosa e liberale
di Andrea Leoni
Il 2G entra ufficialmente nel catalogo delle “armi” di contrasto alla pandemia in Svizzera. Ci entra “alla svizzera”, sussurrato, tra le righe, in modo soft. Non come un obbligo ma come un’opzione. Un incentivo dal basso. Una jolly da giocarsi su richiesta.
I locali e gli eventi che decideranno di farne uso, potranno infatti rinunciare all’obbligo di mettere i clienti a sedere e d’imporgli la mascherina. È questa la principale novità tra le decisioni comunicate dal Consiglio Federale venerdì. Il Governo ha calato una briscola, inattesa e sorprendente, dal “peso” ancora indecifrabile: sarà un 2 o sarà un asso? Un’applicazione tanto inedita quanto fantasiosa di questa regola, già ben conosciuta oltre i nostri confini, che di primo acchito pare coniugare libertà economica con responsabilità sociale e sicurezza sanitaria, in maniera del tutto originale.
Qualcuno dirà che il Consiglio Federale scarica su privati ed enti pubblici locali, organizzatori di eventi, la decisione di escludere, o meno, i non vaccinati. Privati ed enti pubblici che de facto sono chiamati ad assumersi la responsabilità di una scelta di salute pubblica, sulla quale non hanno particolari competenze. Ed è possibile che questo approccio estremamente liberale, risulti infine insufficiente per contenere quest’ennesima ondata. Ma a noi la scommessa affascina, perché offre ai cittadini e all’economia l’occasione unica di autodeterminarsi, attraverso un esame di coscienza e di realtà. Per questo ci auguriamo che venga vinta.
Ci entra “alla svizzera”, nel nostro vocabolario della crisi, ma ci entra, la regola del 2G. Un regola - per chi ancora non lo sapesse, l’opzione di limitare l’accesso in determinati luoghi solo alle persone guarite o vaccinate - che è stata finora percepita nel nostro Paese come una sorta di babau. Uno spettro da esorcizzare. L’ultima arma, l’extrema ratio, oltre la quale resta solo la “bomba atomica”: l’obbligo di vaccinazione. Ma noi l’Atomica non l’abbiamo e ogni discussione in materia risulta astratta.
Una misura, quella del 2G, che divide il mondo politico e scientifico e che cozza pesantemente con la nostra radicata cultura liberale. Non bisogna girarci intorno: un’applicazione generalizzata di questa regola porta alla ghettizzazione dei non vaccinati, esasperando fin sulla soglia dello strappo definitivo la divisione e la contrapposizione tra vax, no vax e free vax. Non va sottaciuto che ancora permangono legittimi dubbi scientifici sullo strumento del Covid pass, compreso quello rafforzato con il 2G, in quanto non è ancora risolta la domanda circa l’efficacia del vaccino rispetto al contenimento del contagio, così come non si hanno indicazioni sulla risposta immunitaria dei farmaci alla nuova variante Omicron. Il Consiglio Federale su questo punto ha affermato oggi che “le persone vaccinate e guarite sono significativamente meno contagiose” e “in caso di infezione hanno una probabilità molto alta di essere protette da un decorso grave o dall’ospedalizzazione”. La ponderazione del rischio, insomma, secondo i nostri governanti, fa pendere l’ago della bilancia verso un rafforzamento dello strumento del green pass.
I Paesi a noi confinanti, salvo la Francia, hanno deciso di puntare forte sul 2G. L’Austria addirittura passando prima da un lockdown generalizzato, perché i buoi erano già scappati dalla stalla, e annunciando la vaccinazione obbligatoria a partire dal mese di febbraio. Per onestà intellettuale vanno ricordati anche quei Paesi che per il momento hanno deciso di rinunciare al certificato, come la Spagna, la Gran Bretagna, la Svezia. Altri hanno fatto retromarcia, come Portogallo e Danimarca. Sotto il cielo d’Europa c’è una gran confusione. L’unico denominatore comune pare essere il ricorso massiccio alla terza dose dei vaccini.
Va detto che il certificato Covid svizzero viene rafforzato, anche con la riduzione della validità dei test (il PCR passa a 48 ore, l’antigienico a 24). Il che significa che chi non è vaccinato o immune, per accedere alla vita sociale, nei luoghi chiusi, dovrà farsi testare quotidianamente. C’è una sorta di combinato disposto, o di morsa, tra la stretta sui test e la facoltà d’introdurre il 2G. La speranza è che il Parlamento reintroduca al più presto la gratuità dei tamponi, perché se questo strumento, giustamente, viene considerato un elemento chiave di contrasto alla pandemia, non ha alcun senso ostacolarlo.
Fortunatamente la consultazione lampo con i Cantoni ha permesso di stralciare l’ipotesi grottesca d’introdurre il Covid pass negli eventi privati con più di 10 persone. Un proposta ridicola che faceva il paio con quella del bonus da 50 franchi che si voleva elargire agli evangelizzatori del vaccino. Il resto, come abbiamo già avuto modo di affermare in fase di commento a TeleTicino, sono misurine, tipo l’obbligo di mascherine negli spazi chiusi e una serie di raccomandazioni. Atti di semplice buonsenso che non dovrebbero richiedere riunioni straordinarie del Governo.
La speranza è sempre quella che le misure del Consiglio Federale siano sufficienti. Noi continuiamo ad affermare con convinzione che il modello svizzero non lo scambieremmo con nessun altro modello europeo. Permane tuttavia un forte contrasto tra le notizie che arrivano dal mondo sanitario, con ospedali saturi o vicini alla saturazione nella Svizzera centrale, e la timidezza di certe scelte politiche, alcune per fortuna abbandonate.
Nel suo ultimo editoriale sul Corriere del Ticino, Gianni Righinetti sfida chi, come noi, all’inizio della consultazione, aveva definito all’acqua di rosa - “misurine” - i provvedimenti annunciati dal Consiglio Federale, invitandoci ad esporre con chiarezza quali misure vorremmo: “Forse una chiusura senza se e senza ma delle attività economiche? Forse l’azzeramento della vita sociale nelle settimane che ci porteranno al Natale? Forse un nuovo lockdown?”.
No, caro Gianni, nulla di tutto questo. Il 2G “alla svizzera” deciso oggi è già una prima misura incisiva, perlomeno nelle intenzioni, con la possibilità di poter essere rafforzata, con cautela, alla bisogna. Poi ve ne sono altre, come l’obbligo di vaccinazione per determinate categorie lavorative, la riduzione delle capienze negli spazi chiusi, l’obbligo di test, anche per i vaccinati, in determinate situazioni. Fortunatamente il lockdown non è l’unica opzione che ci rimane. E va fatto ogni sforzo affinché non lo diventi.