Il racconto, tra scienza e solidarietà, di Ilva Gaggini e Lara Pontarolo, prima diplomate e ora insegnanti della scuola: "Abbiamo svolto un lavoro diverso dal solito e, proprio per questo, molto interessante e arricchente nei suoi aspetti professionali, umani e culturali"
Si tratta di Ilva Gaggini e Lara Pontarolo. Dopo aver conseguito il diploma di laboratorista medico, ora Tecnico in analisi biomediche (TAB dipl. SSS), presso la Scuola Superiore Medico-Tecnica (SSMT) di Locarno, e dopo alcune esperienze lavorative, entrambe le autrici dell’articolo hanno avuto l’occasione di esercitare la professione di TAB presso il laboratorio di immunoematologia del Servizio Trasfusionale CRS della Svizzera italiana di Lugano. Inizialmente lo hanno fatto a tempo pieno ed in seguito a tempo parziale a causa degli impegni famigliari.
Qualche anno fa, per entrambe si è presentata la possibilità di entrare nel mondo della scuola, dapprima come supplenti e in seguito con un impiego definitivo, per l’insegnamento di alcune materie professionali della formazione per TAB presso la Scuola specializzata superiore medico-tecnica di Locarno SSS-MT.
In particolare, si occupano dell’insegnamento dell’ematologia, dell’immunoematologia e della medicina trasfusionale.
In qualità di docenti, le autrici dell’articolo hanno anche il compito di seguire ed accompagnare gli studenti TAB durante i loro periodi di stage pratico in azienda. Inoltre, entrambe sono attive nell’associazione professionale svizzera dei tecnici in analisi biomediche labmed in qualità di co-presidenti della sezione Ticino.
La testimonianza: “La nostra esperienza in Moldavia””
"La Croce Rossa Svizzera ed il suo dipartimento per l’aiuto umanitario internazionale hanno intrapreso e finanziato un ambizioso progetto dedicato allo sviluppo della qualità e della sicurezza della medicina trasfusionale nella repubblica della Moldavia. Questo progetto, dal costo complessivo di 3 milioni di franchi, è stato attuato sull’arco di tre anni dal 2014 al 2016. Il Dr. med. Damiano Castelli, direttore medico del Servizio Trasfusionale CRS della Svizzera Italiana, è stato designato quale esperto per l’accompagnamento di tutte le fasi del progetto, da una prima valutazione dei bisogni, alla definizione delle priorità, alla supervisione delle fasi di sviluppo fino ad una valutazione finale dei risultati ottenuti. Fin dalla prima valutazione dei bisogni è apparso evidente che una delle priorità, per un miglioramento della sicurezza trasfusionale in questo paese, consisteva nell’adeguamento a standard accettabili delle tecniche e delle procedure nei laboratori deputati alle analisi immunoematologiche sui donatori di sangue e pre-trasfusionali.
Nella primavera del 2014, il Dr. Damiano Castelli ci ha contattate proponendoci un’attività di formazione in immunoematologia per due colleghe moldave che sarebbero giunte a Lugano con l’obiettivo di approfondire le loro conoscenze pratiche e teoriche in questa materia, basandosi sulle procedure in uso da noi.Avendo noi un’esperienza precedente in qualità di TAB presso il laboratorio di immunoematologia del Servizio Trasfusionale CRS della Svizzera Italiana, abbiamo accettato volentieri l’incarico durante due settimane di corsi intensivi. Questa prima esperienza di condivisione, di conoscenze e di scambio con Natalia Popusoi e Svetlana Braga, è stata per noi molto positiva, ed ha permesso di instaurare con le colleghe moldave un bel rapporto anche dal profilo umano. Natalia e Svetlana sono rientrate in Moldavia con un bagaglio molto ricco di nuove informazioni e tanta voglia di applicarle.
Oltre ad avere provveduto ad aggiornare e rivedere quasi tutti i loro flussi di lavoro sul modello di quelli in vigore nel nostro cantone, il primo grosso cambiamento messo in atto al loro rientro è stato quello di formare il personale attivo nei laboratori dei principali centri trasfusionali nell’utilizzo della tecnica in provetta e quindi ad abbandonare quella su piastra ancora in uso. In alcuni laboratori d’ospedale, si sono tuttavia mantenute la vecchie tecniche di lavoro per motivi finanziari. Presso il laboratorio di riferimento del Centro Trasfusionale nazionale NBTC di Chisinau dove sono attive Natalia e Svetlana, è stata introdotta anche la tecnica di lavoro in gel.
Consapevoli dei difficili cambiamenti a cui le nostre colleghe moldave sono state confrontate, i nostri superiori, il Dr. Castelli e la responsabile del progetto CRS a Berna, hanno ritenuto necessario mantenere un contatto da parte nostra con le colleghe per poterle accompagnare e supportare in questo loro percorso. Dall’inizio del 2015, abbiamo organizzato regolari scambi via Skype e via e-mail per permettere lorodi rivolgerci tutte le domande necessarie e, laddove necessario, abbiamo potuto guidarle verso nuove procedure, informandole su metodiche, materiali, reagenti, ecc.
Per oltre due anni quindi, ci siamo impegnate in questa collaborazione per l’implementazione di nuove analisi all’avanguardia nei laboratori che si occupano di medicina trasfusionale nel loro paese. Durante questo periodo abbiamo affrontato insieme a loro le difficoltà a raggiungere i nostri standard a causa delle restrizioni finanziarie presenti in Moldavia, le complicazioni relative all’ordinazione e la ricezione degli antisieri e delle sospensioni eritrocitarie necessarie e le difficoltà pratiche ad introdurre negli ospedali i test di screening degli anticorpi.
A causa di molte restrizioni, purtroppo il laboratorio di riferimento non riceve le richieste di identificazione degli anticorpi attese e si limita ad eseguire le analisi di identificazione principalmente sui donatori. Già nel 2015 ci era stato proposto di effettuare una visita in Moldavia con lo scopo di favorire l’accompagnamento e prendere atto dei lavori in corso ma il viaggio si è concretizzato solamente nel mese di giugno del 2016, quando siamo partite per raggiungere e riabbracciare le nostre colleghe a Chisinau, la capitale moldava. Qui siamo rimaste per 5 indimenticabili e intensi giorni di lavoro nell’ambito del progetto umanitario della Croce Rossa Svizzera, finalizzato a migliorare la medicina trasfusionale nella repubblica della Moldavia. Un lavoro diverso dal solito e, proprio per questo, molto interessante e arricchente nei suoi aspetti professionali, umani e culturali.
Durante questa settimana abbiamo rivolto la nostra attenzione soprattutto al laboratorio di riferimento del Centro Trasfusionale nazionale NBTC di Chisinau, che, proprio nell’ambito del progetto,iniziava ad organizzarsi e prendere forma, ma abbiamo avuto anche l’occasione di visitare l’Ospedale Municipale, l’Ospedale della Repubblica e il Centro Trasfusionale di Balti. Attraversando il paese nel viaggio per Balti, ci siamo confrontate con la realtà rurale del paese e quindi con delle situazioni da cui emerge lo stato di povertà caratteristico delle zone agricole di questa nazione. Questa impressione di precarietà era sentita molto meno nella capitale dove la sensazione è stata di trovarci in una qualsiasi città dell’Europa occidentale. In generale abbiamo avuto l’impressione che c’è anche tanta voglia di acquisire nuove conoscenze per favorire cambiamenti nel settore sanitario ed in altri ambiti.
Considerato che le loro maggiori difficoltà riguardano i finanziamenti e le lunghe attese per le procedure burocratiche che devono essere avvallate dal ministro della sanità, possiamo affermare che la nostra visita ci ha permesso di renderci conto dell’enorme lavoro fatto in relativamente poco tempo. Sono stati compiuti dei grandi passi anche nei processi di gestione della qualità grazie all’introduzione di controlli di qualità periodici e grazie alle visite d’ispezione che le nostre colleghe hanno iniziato ad effettuare presso vari laboratori.
Alla fine della nostra visita abbiamo potuto redigere un rapporto più che positivo all’attenzione della CRS, dei nostri superiori e della la Drssa. Svetlana Cebotari, responsabile del Servizio nazionale moldavo di trasfusione sanguigna. In seguito alle nostre indicazioni e ai suggerimenti segnalati sul rapporto, verso la fine del nostro mandato, abbiamo constatato il raggiungimento di un altro obiettivo importante: il numero delle identificazioni degli anticorpi sui pazienti sta lentamente aumentando. In base ai dati forniti, si tratta prevalentemente di anticorpi di specificità anti-D individuati in pazienti in gravidanza per le quali non è prevista la profilassi anti-D. Riteniamo di essere state molto fortunate nel poter lavorare per questo progetto che è giunto al termine a fine 2016.
Malgrado culture diverse, formazioni di base diverse e soprattutto lingue diverse, siamo riuscite a comunicare e a permettere il passaggio delle informazioni necessarie a raggiungere gli obiettivi di miglioria indispensabili per questo paese impegnato ad avvicinarsi a standard di qualità più elevati.
Quest’esperienza ci ha dato anche la possibilità di esercitare la lingua inglese sia in un contesto professionale specializzato che nella comunicazione generale. Ringraziamo il Dr. Castelli e la CRS che ci hanno dato questa opportunità di crescita professionale e tutte le persone coinvolte in questo progetto in Moldavia per l'accoglienza calorosa e la collaborazione.
Vogliamo inoltre complimentarci soprattutto con le due colleghe di laboratorio Natalia Popusoi e Svetlana Braga per l'efficienza del loro lavoro e ringraziarle per l’ottima collaborazione che ha permesso di instaurare un ottimo feeling tra di noi.
In conclusione, vale la pena sottolineare che i problemi e le difficoltà a cui siamo confrontati nel campo della medicina trasfusionale nel nostro paese, sono ben lontani da quelli presenti in altre realtà, tutto sommato geograficamente vicine alla Svizzera".