LOCARNO - La rinuncia di Roman Polanski non basta a chiudere il caso politico cinematografico che ha infiammato la più piovosa estate ticinese di sempre. O almeno questo è quello che pensa Pierre Rusconi. Il Consigliere Nazionale UDC si aspetta infatti un altro passo indietro: quello del presidente del Festival Marco Solari. Il numero uno del Pardo nelle scorsi giorni si è speso in ogni modo per difendere a spada tratta l'invito al regista polacco. E anche ieri, dopo che Polanski ha comunicato di rinunciare all'ospitata festivaliera, Solari ha tenuto a sottolineare che si trattava di una libera scelta del cineasta perché il Festival sull'invito ha tenuto duro e avrebbe continuato a farlo. "Polanski - dichiara a Liberatv Rusconi, prossimo presidente della Deputazione ticinese alle Camere - si è mostrato più intelligente e lungimirante di chi lo ha invitato. Ma la sua rinuncia non è sufficiente. Chi ha avallato questo invito e ha difeso questa operazione a spada tratta, dovrebbe ora riflettere sulla sua posizione futura. Se continuare la sua avventura alla guida del Pardo".Il deputato, insomma, riaccende il dibattito che lui stesso, insieme ad altri, aveva contribuito a creare. Rusconi aveva infatti inscenato la prima protesta simbolica contro l'invito a Polanski restituendo le tessere per accedere al Pardo con cui vengono omaggiati i politici. Ma la riflessione del Consigliere Nazionale non si limita a Solari. In un'articolate presa di posizione il parlamentare democentrista affronta il tema del ruolo della politica rispetto alla libertà artistica."Dopo la polemica scaturita dall’invito, con tanto di ospitata d’onore, del regista Roman Polanski - scrive Rusconi - si sono moltiplicati gli interventi che imputano alla politica un’invasione inaccettabile di campo nelle scelte festivaliere. L’arte è al di sopra di ogni giudizio o interferenza dei non addetti ai lavori! Questo sembra essere il messaggio che viene inviato al mondo politico e a chi non ha gradito l’invito al regista francese. La libertà di scelta deve essere tutelata e le intromissioni sono chiaramente poco gradite al mondo festivaliero. La politica e le sue esternazioni considerate dannose per l’immagine della manifestazione. In questo senso si è espresso anche il presidente del Governo, che in quanto a prese di posizione, ultimamente non fa certo l’unanimità"."Ma le “intromissioni” del festival nella politica - prosegue il Consigliere Nazionale - sono ampiamente lodate e i commenti che denunciano le presunte distorsioni del sistema sono gradite e discusse. Film che trattano temi quali il rinvio di asilanti recalcitranti, la vita di Blocher, i sans papier e altre tematiche politiche sono all’ordine del giorno. Tutto legittimo e auspicabile, ma i vasi sono comunicanti, e i giudizi, da una parte o l’altra degli schieramenti democratici, piovono sulle scelte di film e ospiti lo sono altrettanto."Non si tratta - conclude Rusconi - di censurare o di voler condizionare il futuro ma semplicemente esprimere dei pareri su situazioni e scelte non condivise.L’importanza della manifestazione i finanziamenti pubblici della stessa non rientrano nella discussione, ma rivendicare il diritto di esporre le proprie opinioni è e rimane una prerogativa di tutti, politici compresi. Niente bavagli a chicchessia, è a mio avviso un valore che va ben al di là delle polemiche di questi giorni".