Lo storico numero dieci giallorosso si toglie qualche sassolino dalle scarpe e spiega i motivi dell'addio: "Via perché la società ha voluto togliere i romani dalla Roma"
ROMA – Le strade di Francesco Totti e dalla Roma si sono ufficialmente divise. Le indiscrezioni degli ultimi giorni sono state confermate dall'ex capitano giallorosso nel corso di una conferenza stampa organizzata nel pomeriggio al Salone d'Onore del Coni. Dopo trent'anni, quindi, Totti lascia la Roma dopo nemmeno due anni da dirigente. Lo fa a malincuore, con gli occhi visibilmente commossi. Lo fa dicendo tutta la verità dopo tante chiacchiere.
"Come ho sempre detto – esordisce Totti in conferenza –, i presidenti, gli allenatori e i giocatori passano. Le bandiere non passano. Diciamo che non è stata colpa mia prendere questa decisione. Andarmene? Non è un giorno bello, preferivo morire. Era meglio.Non ho mai fatto, e mai farò, male alla Roma. Anche in questo momento. Per me la conferenza può finire qui", ha detto scherzando.
Ma poi il volto dello storico numero dieci giallorosso si è fatto di nuovo serio. "Non mi hanno mai coinvolto, non ho mai avuto la possibilità di esprimermi. Al primo anno ci può stare, al secondo ho capito che mi tenevano fuori da tutto". Ma Totti, in cuor suo, sa che si tratta di un arrivederci e non di un addio. "Per me la Roma è la cosa più importante al mondo. Se cambierà la dirigenza, in futuro, tornerò. E lo farò a 360°. Al popolo di Roma devo solo dire grazie".
Totti non risparmia bordate alla proprietà americana della Roma. "Hanno voluto togliere i romani dalla Roma. Alla fine è prevalsa la verità: sono riusciti a ottenere quello che volevano. Da otto anni a questa parte, gli americani hanno cercato in tutti i modi di metterci da parte. Loro hanno sempre venduto sogni ai tifosi. Io sono dell'idea che a loro bisogna sempre raccontare la verità. È anche per questo che non ci posso stare qui dentro".
Francesco Totti ha parlato anche del trattamento riservato dalla società a un'altra bandiera della Roma, Daniele De Rossi. "Già a settembre chiesi ai dirigenti di dire subito i loro piani a Daniele, di non fare come fecero con me. Nesuno si è preso la responsabilità di comunicare al capitano che non gli avrebbero rinnovato il contratto. Ma questo, ripeto, era il loro obiettivo".
"Er pupone" ha poi parlato anche del suo futuro. "Ora ho un po' di offerte. Le prenderò tutte in considerazione, ma la mia fede rimane e rimarrà per sempre romanista".