CRONACA
Nanni Svampa ricorda Jannacci: "È stato un grande. Ci mancherà"
Uno dei maestri della canzone milanese racconta come conobbe Jannacci nei primi anni Sessanta a Milano e dice: "Scrivere testi in dialetto oggi è un'operazione letteraria"

MILANO - “Enzo era un grande. Ci mancherà”… Nanni Svampa, uno dei maestri della canzone milanese, ricorda il giorno in cui andò per la prima volta a sentire Enzo Jannacci. Il cantautore si è spento venerdì sera a Milano all'età di 77 anni.
“Lui era all’inizio della carriera – racconta - e io ero ancora a militare. Un giorno tornai in licenzia e un mio amico mi disse ‘dai che andiamo al Derby a sentire Jannacci, dicono sia bravo’.  Sarà stato il 1963, ed Enzo era esploso come fenomeno proprio in quel locale. Andai a risentire un suo spettacolo al Teatro Gerolamo e alla fine del concerto lo aspettai. Ci conoscemmo così. L’ultima volta ci siamo incontrati… saranno stati cinque anni fa a Luino, a un grande concerto con diversi artisti, dove entrambi abbiamo suonato”.

Svampa racconta di essere stato fin da subito un ammiratore di Jannacci: “Ho anche ripreso e inciso alcune sue canzoni. È stato un grande umorista e un grande uomo di ‘canzone di espressione’, come dicono i francesi. È stato un grande anche perché ha saputo portare avanti la sua linea in modo coerente. Era un anno che si sapeva che stava male”.

Jannacci usava un linguaggio misto tra italiano e milanese, racconta Svampa. “Era un personaggio un po’ surreale, divertente, acuto. Anche musicalmente, le sue canzoni erano tutte molto originali. Belle musiche, anche perché Enzo veniva da un’esperienza di pianista di jazz, e si sentiva… Anche se poi nella ballata umoristica spesso la musica passa in secondo piano rispetto al testo”.

“L’era tardi” è, secondo il cantautore milanese, una delle sue più belle di Jannacci. “Oltre a quella ho cantato anche ‘Prendeva il treno’. Le canzoni di Jannacci giostravano tra ironia e malinconia”.

Ma c’è ancora spazio, oggi, per la ‘canzone di espressione’ e per le ballate dialettali? “Credo di sì. Senza scomodare Van de Sfros, ci sono dei giovani che portano avanti la canzone dialettale milanese, alcuni anche facendo del rock. Io sono un testimone storico e dico che è inutile parlare il dialetto. Il dialetto va studiato e conservato, ma in Lombardia non è più una lingua d’uso quotidiano. Scrivere testi in dialetto è un’operazione letteraria. E per i giovani conoscere questo patrimonio è conoscere le proprie radici”.

Tra l’altro, Nanni Svampa dovrebbe tenere un concerto a Lugano in luglio, al Parco Ciani. “Sto aspettando una conferma definitiva, ma probabilmente si farà”. Tutto dedicato alle canzoni del grande Georges Brassens, che Svampa ha tradotto in italiano e in dialetto.

emmebi

 

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