Dal prossimo autunno i nuovi militi della Guardia Pontificia seguiranno un mese di addestramento presso il centro di formazione della Cantonale. In particolare corsi dedicati alle tecniche coercitive
ROMA – Il 6 maggio 1527, esattamente 489 anni fa, i Lanzichenecchi misero a segno quello che è passato alla storia come “il Sacco di Roma”. Papa Clemente VII, che era in preghiera in San Pietro, fu salvato dalla furia degli invasori e condotto a Castel Sant'Angelo mentre 189 Guardie svizzere (mercenarie come i lanzichenecchi, ma a lui fedeli) si fecero trucidare per difendere la sua fuga. I soldati al soldo dell’imperatore Carlo d’Asburgo profanarono le chiese, rubarono tesori, distrussero gli arredi sacri. Violentarono le donne, comprese le suore, e depredarono i palazzi dei prelati e dei nobili, fatta eccezione di quelli fedeli all'imperatore.
Questo è, in estrema sintesi, il quadro storico che viene rievocato ogni anno il 6 maggio, giorno in cui le nuove Guardie del Papa giurano fedeltà al Vaticano.
E oggi al giuramento c’è andato anche il comandante della Polizia cantonale, Matteo Cocchi. Come ospite d’onore perché, spiega a liberatv mentre sta viaggiando in treno verso Roma, “abbiamo siglato un accordo con il Comando delle Guardie Pontificie: dal prossimo autunno contribuiremo alla formazione dei nuovi militi dello Stato del Vaticano. Per un mese, una o due volte all’anno, le aspiranti guardie seguiranno un corso d’addestramento in Ticino, presso il nostro centro di formazione. L’addestramento sarà essenzialmente legato ai mezzi coercitivi, compreso l’uso di armi da fuoco. Le Guardie del Papa potranno così usufruire della consulenza e dell’esperienza dei nostri istruttori, preparandosi al meglio al loro servizio”.
In vista del primo corso è stato allestito un piano di formazione sulla base di quanto ci è stato richiesto dal Vaticano, spiega Cocchi. “Dopo la prima esperienza prevista nei prossimi mesi porteremo eventuali correttivi al programma”.
L’accordo, che per la Polizia cantonale è un punto d’onore, è nato grazie a una relazione di conoscenza personale: quella tra il vicecomandante della Guardia Pontificia e il vicecomandante della Cantonale, Lorenzo Hutter. Quest’ultimo, che prima di trasferirsi in Ticino dirigeva la Polizia di Svitto, era infatti l’uomo di collegamento con la Guardia pontificia nell’ambito della conferenza dei comandanti delle polizie svizzere.
emmebi