CRONACA
Confessioni di un Papa Emerito. La rinuncia al papato, il successore Francesco, la preparazione alla morte: Ratzinger dice tutto. "Governare non è il mio forte ma non mi sento un fallito"
Il Corriere della Sera pubblica un'anticipazione del libro "Ultime confessioni" in cui Ratzinger si racconta senza filtri: ". Nessuno pensava a Bergoglio. Io lo conoscevo, naturalmente, ma non ho pensato a lui. In questo senso è stata una grossa sorpresa"

CITTÀ DEL VATICANO – Il titolo dice già tutto: "Ultime conversazioni". Una sorta di testamento spirituale e biografico in cui le questioni, alcune delle quali molto scottanti, sembrano essere affrontate con la schiettezza tipica della confessione. Ammettendo quindi anche errori e limiti.

 

Parliamo del libro intervista realizzato da Joseph Ratzinger. Il Papa Emerito, attraverso questo scritto, rompe il suo proverbiale riserbo, divenuto ancor più ferreo dopo la clamorosa rinuncia al ministero petrino. Il Corriere della Sera, che vende il libro insieme al giornale, ne ha anticipato alcuni stralci.

 

"Il testo della rinuncia – afferma Ratzinger - l’ho scritto io. Non posso dire con precisione quando, ma al massimo due settimane prima. L’ho scritto in latino perché una cosa così importante si fa in latino. Inoltre il latino è una lingua che conosco così bene da poter scrivere in modo decoroso. Avrei potuto scriverlo anche in italiano, naturalmente, ma c’era il pericolo che facessi qualche errore.

 

"Non si è trattato – dice sempre a proposito della rinuncia il Papa Emerito - di una ritirata sotto la pressione degli eventi o di una fuga per l’incapacità di farvi fronte. Nessuno ha cercato di ricattarmi. Non l’avrei nemmeno permesso. Se avessero provato a farlo non me ne sarei andato perché non bisogna lasciare quando si è sotto pressione. E non è nemmeno vero che ero deluso o cose simili. Anzi, grazie a Dio, ero nello stato d’animo pacifico di chi ha superato la difficoltà. Lo stato d’animo in cui si può passare tranquillamente il testimone"

 

Ratzinger racconta anche come ha vissuto la nomina di Jorge Bergoglio: "Il mio successore non ha voluto la mozzetta rossa. La cosa non mi ha minimamente toccato. Quello che mi ha toccato, invece, è che già prima di uscire sulla loggia abbia voluto telefonarmi, ma non mi ha trovato perché eravamo appunto davanti al televisore. Il modo in cui ha pregato per me, il momento di raccoglimento, poi la cordialità con cui ha salutato le persone tanto che la scintilla è, per così dire, scoccata immediatamente. Nessuno si aspettava lui. Io lo conoscevo, naturalmente, ma non ho pensato a lui. In questo senso è stata una grossa sorpresa. Non ho pensato che fosse nel gruppo ristretto dei candidati. Quando ho sentito il nome, dapprima ero insicuro. Ma quando ho visto come parlava da una parte con Dio, dall’altra con gli uomini, sono stato davvero contento. E felice".

 

"Un mio punto debole – afferma ancora Ratzinger con una bella dose di coraggio - è forse la poca risolutezza nel governare e prendere decisioni. Qui in realtà sono più professore, uno che riflette e medita sulle questioni spirituali. Il governo pratico non è il mio forte e questa è certo una debolezza. Ma non riesco a vedermi come un fallito. Per otto anni ho svolto il mio servizio. Ci sono stati momenti difficili, basti pensare, per esempio, allo scandalo della pedofilia e al caso Williamson o anche allo scandalo Vatileaks; ma in generale è stato anche un periodo in cui molte persone hanno trovato una nuova via alla fede e c’è stato anche un grande movimento positivo".

 

E l'ultima anticipazione del libro resta pubblica dal Corriere riguarda la fine della vita: "Bisogna prepararsi alla morte. Non nel senso di compiere certi atti, ma di vivere preparandosi a superare l’ultimo esame di fronte a Dio. Ad abbandonare questo mondo e trovarsi davanti a Lui e ai santi, agli amici e ai nemici. A, diciamo, accettare la finitezza di questa vita e mettersi in cammino per giungere al cospetto di Dio. Cerco di farlo pensando sempre che la fine si avvicina. Cercando di prepararmi a quel momento e soprattutto tenendolo sempre presente. L’importante non è immaginarselo, ma vivere nella consapevolezza che tutta la vita tende a questo incontro".

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