In molte inchieste emerge ancora la presenza di società estere con conti bancari in Svizzera, apparentemente attive nel trading di beni di consumo, ma che in realtà sono “cartiere”, cioè società la cui attività “imprenditoriale” consiste nello stampare fatture, ovviamente false, con l’obiettivo di frodare l’IVA di uno Stato estero. Le cosiddette truffe “carosello”, così chiamate perché commesse attraverso una giostra vorticosa di merci tra molteplici soggetti economici situati in Stati differenti, comportano un danno economico ingente nei riguardi degli Stati europei. Se l’aliquota elvetica (8%) non è attrattiva per i truffatori raffrontata a quella di molti paesi europei (in Italia è del 22%), la piazza finanziaria svizzera è sovente utilizzata come sponda per impedire alle autorità di controllo estere di seguire il flusso del denaro, se non attraverso una richiesta di assistenza internazionale. Nel frattempo il denaro si è già volatilizzato.