CRONACA
Polizia, quando la parola conta più della pistola. Il ruolo di negoziatori e psicologi nel gestire situazioni di crisi che possono sfociare nel sangue, dalla violenza domestica all'estremismo religioso o politico. Il comandante Cocchi: "Ecco perché è impo
“Il ruolo dello psicologo nelle cellule dei negoziatori” è il tema di tre giornate di formazione di respiro nazionale e internazionale organizzate dalla Cantonale, che mettono sotto la lente gli interventi di polizia in situazioni di crisi
Foto: TuPress/Samuel Golay
BELLINZONA - “Il ruolo dello psicologo nelle cellule dei negoziatori” è il tema di tre giornate di formazione organizzate dalla Polizia cantonale, che mettono sotto la lente gli interventi di polizia in situazioni di crisi. Situazioni che vedono protagonisti individui sia psichicamente disturbati, sia motivati da intenzioni criminali o di estremismo religioso e politico.

“Guest star” del corso è stato lo psicologo giudiziario canadese Michel St.Yves, uno dei massimi esperti mondiali in ambito di negoziazione e scienze del comportamento criminale. Psicologo giudiziario alla Divisione dell’analisi del comportamento alla Sicurezza del Québec dal 2002, ha partecipato a inchieste criminali per stabilire il profilo psicologico dei sospettati e preparare gli interrogatori. È inoltre specialista in situazioni di crisi e consulente per i comandanti e i negoziatori di polizia.

È stato possibile organizzare questo corso in Ticino, che ha richiamato una trentina di negoziatori e psicologi di diverse polizie svizzere, anche grazie al ruolo che ricopre il comandante della Cantonale. Matteo Cocchi è infatti delegato, nell’ambito della Conferenza svizzera dei comandanti di polizia, nel gruppo di lavoro europeo ATLAS, che raggruppa i comandanti dei vari corpi speciali di polizia europei.

“Anche per questo siamo riusciti ad avere in Ticino una psicologa dei RAID, che è l’unità speciale della polizia nazionale francese. Ritengo che il corso che abbiamo organizzato sia molto importante nel quadro della  formazione continua, con l’obiettivo di aggiornare i negoziatori sulle nuove metodologie, integrando anche gli psicologi di polizia. Queste occasioni sono inoltre fondamentali per creare relazioni e contatti  tra persone che un giorno potrebbero essere chiamate a lavorare insieme”.

Posso dire senza falsa modestia, aggiunge il comandante, “che questo corso è stato un momento importante per i negoziatori e gli psicologi di polizia a livello nazionale, e per noi è un fiore all’occhiello nella politica di formazione continua, nella quale credo fermamente”.

I negoziatori della Cantonale, conclude Cocchi, “sono agenti di milizia che vengono chiamati in casi di persone barricate in casa o in edifici che minacciano di mettere in atto dei crimini, in casi di tentativi di suicidio o di violenza domestica che degenera. Parliamo di una quindicina di impieghi all’anno. Questi agenti dipendono dal Reparto interventi speciali e sono appositamente formati”.

L’esigenza della formazione nasce dalla sempre più pressante esigenza di approfondire il ruolo dello psicologo all’interno della cellula dei negoziatori, e più in generale di riflettere sull’intervento di polizia in situazioni di crisi con individui disturbati, armati e barricati nonché in episodi legati al terrorismo. Aspetti estremamente importanti per le attività del Gruppo negoziatori della Polizia cantonale che, affiancato dalla psicologa del Corpo, interviene in caso di presa d’ostaggi, sequestri, intenti suicidali e persone barricate.

Il Ticino è quindi in prima linea, quale organizzatore di un evento formativo di questo livello, nel proporre un metodo di intervento che collochi la parola, e di riflesso la negoziazione, fra gli strumenti principali a disposizione per risolvere queste situazioni di crisi. Tecniche che impongono però una costante preparazione dei negoziatori per garantire l’unità di dottrina durante gli interventi.

emmebi

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