L'inchiesta, purtroppo, finì in un non luogo a procedere per insufficienza di prove. Nelle settimane successive, nonostante fosse in atto la separazione e avesse il divieto di avvicinarla, l’uomo continuò a importunare la donna fino al drammatico epilogo
Il 54enne macedone che quella mattina di inizio estate, era il 23 giugno, uccise la consorte a colpi di pistola, era infatti già stato indagato dal Ministero Pubblico poco tempo prima del delitto. Come riferisce la RSI, il 2 aprile scorso, l’uomo, armato di coltello, aveva minacciato la moglie. Di qui l’intervento della polizia, a cui era seguito un procedimento penale aperto d’ufficio.
Un’inchiesta purtroppo finita nel nulla - non luogo a procedere - per insufficienza di prove. Nelle settimane successive, nonostante fosse in atto la separazione e avesse il divieto di avvicinarla, l’uomo continuò a importunare la donna fino al drammatico epilogo.
Il 54enne, ricordiamo, dopo aver sparato alla moglie ha tentato di suicidarsi. Da fine di luglio si trova alla Farera. Il Procuratore Pubblico Antonio Perugini ha ipotizzato nei suoi confronti l’accusa di assassinio.