CRONACA
Povertà, Dadò raccoglie l'allarme di Soccorso svizzero d'inverno e lancia un appello alla politica: "È desolante constatare come, pur di tirare l'acqua al proprio mulino, anche nel prosperoso Ticino ci si perde in beghe, accuse e quisquilie, mentre là fuo
"Il suo presidente Edo Bobbià, che secondo quanto pensa la sinistra non appartiene all'emisfero politico che detiene il primato dell'anima sociale, si esprime dicendo: "non pensavo che la situazione in Ticino fosse ancora così critica". Malgrado gli aiuti (statali e di associazioni private) "ci sono molte famiglie in difficoltà di cui non si sa quasi niente".
foto: TiPress/Pablo Gianinazzi
LUGANO - “Non pensavo che la situazione in Ticino fosse ancora così critica. C’è lo Stato, ci siamo noi, ci sono altre associazioni benefiche e malgrado ciò ci sono molte famiglie in difficoltà di cui non si sa quasi niente”.

Parole dell’ex deputato Edo Bobbià, neo presidente di ‘Soccorso svizzero d’inverno Tixcino’, pubblicate oggi dal quotidiano 20Minuti, che ha dedicato un servizio alla povertà. Con il titolo: “Anche il riscaldamento è un lusso”.

La direttrice dell’associazione che sostiene le famiglie e le persone disagiate, Manuela Nünlist, ha confermato che “nella ricca Svizzera la povertà cresce”. L’anno scorso sono state aiutate un migliaio di persone, con circa 350'000 franchi distribuiti, per lo più a individui che vivono soli, in prevalenza donne. Spesso si tratta di famiglie monoparentali…

“Questo è il nuovo grido d'allarme di Soccorso svizzero d'inverno – ha commentato su Facebook il presidente del PPD, Fiorenzo Dadò -. Il suo presidente Edo Bobbià, che secondo quanto pensa la sinistra non appartiene all'emisfero politico che detiene il primato dell'anima sociale, si esprime dicendo: "non pensavo che la situazione in Ticino fosse ancora così critica". Malgrado gli aiuti (statali e di associazioni private) "ci sono molte famiglie in difficoltà di cui non si sa quasi niente".

La politica stenta a trovare delle soluzioni incisive, fa persino fatica a sedersi ad un tavolo e a collaborare concretamente. Si continua a marciare sul posto, a mettere freni e bastoni tra le ruote, ognuno con le sue ricette, ognuno con i suoi dogmi, ognuno facendo credere che le proprie proposte sono le uniche serie e decisive, che possono risolvere questa situazione.

È desolante constatare come, pur di tirare l'acqua al proprio mulino, anche nel prosperoso Ticino ci si perde in beghe, accuse e quisquilie, mentre là fuori sempre più persone soffrono, stentano e hanno perso quel minimo di tranquillità e sicurezza che ognuno di noi ha il diritto di avere”.

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