Il fratello della vittima di un incidente avvenuto a Pregassona il 2 aprile 2016 scrive alla redazione di Liberatv per informare la popolazione su quel tragico evento avvenuto in via Ceresio: "Ringraziamo la testimone oculare le autorità di polizia, e la procuratrice pubblica Pamela Pedretti per le minuziose indagini svolte per arrivare alla verità"
A scrivere alla nostra redazione è il fratello Enrico Conte che, attraverso la sua testimonianza, desidera informare la popolazione sulla verità giudiziaria di quell’incidente stradale avvenuto in via Ceresio a Pregassona il 3 aprile 2016. Una verità sancita dal decreto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti il 17 luglio di quest’anno. Condanna cresciuta in giudicato.
L’automobilista, ritenuto dalla Procuratrice colpevole di omicidio colposo - scrive Enrico Conte citando il decreto d'accusa - “aveva dichiarato inizialmente che Luciano aveva sorpassato a destra. Invece, come figura nel decreto d’accusa, mentre stava circolando da Pregassona in direzione Viganello al volante di una Mercedes, ha omesso per “imprevidenza colpevole di conformarsi al dovere di prudenza, trascurando di rivolgere alla strada tutta l’attenzione imposta dalle circostanze prima di svoltare a destra per accedere al parcheggio sito a ridosso del numero civico 39 di Via Ceresio” ”.
“Non attivando la freccia e non verificando attraverso gli specchietti retrovisori la presenza di altri utenti della strada - prosegue la citazione del decreto d’accusa - non ha scorto Luciano Conte che stava sopraggiungendo e che così non è stato allertato delle intenzioni dell’automobilista: in questo modo, spostandosi sulla preselezione per via alle Vigne ha urtato il motociclista che è caduto rovinosamente a terra ed è andato a finire contro un palo decedendo sul colpo”.
L’automobilista è stato condannato per omicidio colposo alla pena pecuniaria di 120 aliquote giornaliere da CHF 80.00 cadauna. L’esecuzione della pena è stata sospesa condizionalmente per un periodo di prova di tre anni.
“Benché la condanna per la morte di una persona sembri mite (ma ormai siamo consapevoli che è la legge che lo prevede) - chiosa il Fratello di Luciano - noi famigliari, patrocinati dall’avvocato Nadir Guglielmoni, ringraziano la testimone oculare, le autorità di polizia, e la procuratrice pubblica avv. Pamela Pedretti per le minuziose indagini svolte per arrivare alla verità, grazie anche ad un rapporto dettagliato dell’ingegnere stradale Massimo Dalessi".