Quello sfregio alla memoria di Damiano Tamagni che rimarrà impunito. Impossibile risalire all'autore del post "Io sto ancora godendo per l’eroe Marko Tomic al carnevale di Locarno"...
"Contrariamente a quanto può lasciare credere la visione di varie serie televisive, gli attuali mezzi informatici non permettono di risalire direttamente agli autori dei post". È una frase contenuta nella risposta del Governo all’interrogazione di Germano Mattei, deputato di Montagna Viva
foto: TiPress/Samuel Golay
BELLINZONA - Rimarrà impunito e senza nome l’autore del post su Facebook "Io sto ancora godendo per l’eroe Marko Tomic al carnevale di Locarno". Lo scrive oggi il Caffè. Quel commento apparve nel novembre scorso, dopo la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di calcio, e scatenò un’ondata di indignazione in tutto il Ticino.
Ora, a dieci anni dalla morte di Damiano Tamagni, ucciso la notte tra il 1° e il 2 febbraio del 2008, durante il carnevale di Locarno - delitto al quale l’imbecille autore del post faceva riferimento -, il Consiglio di Stato spiega che "contrariamente a quanto può lasciare credere la visione di varie serie televisive, gli attuali mezzi informatici non permettono di risalire direttamente agli autori dei post". È una frase contenuta nella risposta del Governo all’interrogazione di Germano Mattei, deputato di Montagna Viva.
Nel caso ci fosse stata una denuncia penale, l’unica via che il procuratore pubblico avrebbe potuto percorrere per ottenere l’informazione sarebbe stata quella di "una domanda di assistenza giudiziaria internazionale", visto che Facebook ha sede all’estero e si basa esclusivamente sul diritto statunitense. Ma in seguito sarebbe stata ad ogni modo necessaria "un’ulteriore indagine di polizia giudiziaria per risalire alla persona fisica, in quanto la piattaforma internet può unicamente fornire il collegamento internet utilizzato dall’autore per pubblicare il post".
Un’indagine che avrebbe rischiato di essere ancora più complicata in quanto l’autore del post incriminato pare vivere in Italia, almeno in base a quanto scritto in un suo altro commento: "Domani rubo ancora un po’ di lavoro a un disoccupato svizzero".
In Consiglio di Stato conclude che, pur supportando e difendendo fermamente il diritto d’opinione e d’espressione, deplora "senza remora messaggi, che siano post, pubblicazioni, volantini o quant’altro, calunniosi, ingiuriosi, discriminanti o che ledano la sfera privata".