CRONACA
"Manifestazione dai contorni troppo poco chiari, direi ancora di no". Borradori resta sulla sua posizione, Helvetia Christiana pure, "noi cristiani diamo fastidio, ma manifestare è un diritto"
Prosegue la querelle in merito alla richiesta di recitare un rosario pubblico in occasione del Gay Pride. "Mi hanno dato ragione anche dei politici comunisti, pur non essendo credenti", ha detto il presidente dell'Associazione. Il sindaco spiega i motivi del rifiuto
LUGANO – Il rosario negato dalla Città di Lugano all’Associazione Helvetia Christiana continua a dividere.

Il sindaco Marco Borradori rimane sulle sue posizioni, e a TeleTicino conferma che rifarebbe la stessa scelta. I contorni della manifestazione che volevano proporre non erano chiari così come le finalità stesse dell'Associazione. Abbiamo dovuto fare una valutazione degli interessi in gioco e abbiamo ritenuto che non fosse opportuno concedere un'autorizzazione così estesa per una manifestazione dal contenuto ad oggi ancora molto nebuloso. Il Servizio eventi ci ha inoltre informati che di norma vengono concesse autorizzazioni a gruppi religiosi solo se riconosciuti da un'istituzione religiosa ufficiale (cristiana, ebraica o musulmana) e che propongono attività rispettose dei diritti fondamentali". A quanto pare, l’associazione sarebbe anche ritenuta molto profilata.

Il suo presidente, Marco Giglio. Insiste: “Ciascuno può manifestare, e penso al Gay Pride, ma deve permettere anche a chi non è d’accordo di esprimersi, di avere i diritti costituzionali, che noi ci vediamo rifiutati da una città addirittura episcopale, il che è ancora più assurdo. Il Municipio parla di parità, nella sua risposta, ma parità verso chi? Non abbiamo detto che vogliamo fare il rosario il giorno stesso del corteo, perché non è stato possibile darci il permesso? Perché non siamo stati contattati direttamente? Ci hanno rifiutato i diritti fondamentali, che da cittadino svizzero accordo a tutti gli svizzeri. C’è una cristianofobia, i cristiani danno fastidio. Ma un conto è dare fastidio e poter manifestare, ora ci impediscono di manifestare…”.

Mette nello stesso calderone anche altre manifestazioni come la Street Parade, per esempio. Ma l’associazione è nata da appena un anno e non poteva organizzare nulla. La definisce laica, “che ha come obiettivo e metodo di lavoro combattere per i valori cristiani e difenderli, difendere le nostre radici e ciò che ha reso grande la nostra Nazione e il Ticino. Quali sono? La famiglia, nel senso cristiano del termine, il fatto che chi lavora deve avere il giusto reddito e il giusto riconoscimento non solo economico ma anche morale, penso alle casalinghe che lavorano in età avanzata, il principio di tradizione, che va da quella religiosa a quella culturale”. L’omosessualità., aggiunge, non è un peccato, il discorso si fa per lui delicato quando si parla di famiglia, ovvero matrimonio e figli.

La rete intanto è divisa, tra chi dà dei “trogloditi” a coloro che volevano pregare e chi ritiene che comunque impedirlo non è corretto. Giglio ha svelato di essere stato contattato anche da politici comunisti che, pur non credenti, gli hanno dato ragione.

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