Pensare che un giovane studente di 19 anni stesse architettando una strage nella sua scuola, avendo come bersagli compagni e docenti, è un atto che si pone completamente al di fuori della nostra cultura. Della nostra cultura svizzera ed europea. Per questo siamo increduli e smarriti
L’enormità della notizia diffusa ieri dal Ministero Pubblico, deve innanzitutto essere contestualizzata e digerita. Lo shock che ha investito l’intera comunità ticinese è stato prepotente. Pensare che un giovane studente di 19 anni stesse architettando una strage nella sua scuola, avendo come bersagli compagni e docenti, è un atto che si pone completamente al di fuori della nostra cultura. Della nostra cultura svizzera ed europea.
Vicende simili, forse sovrapponibili, siamo abituati ad osservarle con molta distanza, quando ci arriva la notizia da campus al di là dell’Atlantico. E proviamo una sensazione di estraneità rispetto a quelle vicende. “Pazzi questi americani: da noi non potrebbe mai succedere”, è il primo riflesso scontato del nostro pensiero.
Il fatto che, al momento, non si abbiano in indizi di una matrice politica o religiosa come movente del progetto criminale, non fa altro che renderci ancora più increduli e smarriti. Per paradosso sarebbe stato più comprensibile, meno spiazzante, se la follia di questa azione avesse avuto un aggancio in uno schema classico di fanatismo.
Invece qui abbiamo solo uno studente modello, che intratteneva ottimi rapporti con compagni e docenti e non aveva contenziosi aperti con il suo istituto. Un ragazzo normale, con normali problemi. Una scheggia improvvisamente impazzita. O forse no.
Dovranno essere molto brave le autorità a gestire questa situazione. In primis nell’accompagnare la comunità più direttamente toccata dalla vicenda: la Commercio di Bellinzona, con i suoi allievi, le loro famiglie e gli insegnanti. Stiamogli rispettosamente vicini.
In seconda battuta, nel rispetto dell’inchiesta, bisognerà fornire informazioni puntuali all’opinione pubblica. Anche il resto del Cantone va rassicurato, spiegando ciò che è accaduto, se è necessario prendere qualche contromisura o se, viceversa, siamo di fronte al più classico, e terrificante, dei casi isolati.
In tutto questo non può mancare un plauso ai docenti e agli allievi della scuola che hanno dimostrato dimostrato di avere antenne sensibili e alle forze dell’ordine per aver sventato un attentato e che sarebbe entrato nella storia della cronaca nera ticinese.
AELLE