Furti di statuette sacre, don Gianfranco Feliciani: "Sono grida d'aiuto dei giovani, invitiamoli al dialogo invece di gridare soltanto allo scandalo"
Il parroco di Chiasso è dell'idea che "i responsabili di questi gesti non vadano soltanto puniti con una sanzione e qualche rimprovero, ma è necessario intavolare un discorso a 360 gradi con loro"
LUGANO – I furti di statuine in chiese e cappelle nel Luganese continuano ad aumentare. L'ultimo in ordine cronologico è avvenuto lo scorso weekend alla chiesa Sacro Cuore di Lugano, dove è stata rubata la statuina della "Maria bambina".
Nonostante il valore – dal punto di vista economico – quasi nullo degli oggetti in questione, la comunità religiosa continua a essere in apprensione. "Credo che non siano furti a caso – esordisce il parroco di Chiasso Don Gianfranco Feliciani –, ma piuttosto mirati".
"Questi giovani, perché di giovani parliamo, sono attratti dal mondo sacro. È evidente che non rubano statuine per rivenderle, ma è come se avvertissero dentro di loro una sorta di vuoto nel cuore. Insomma, inconsapevolmente, stanno chiedendo aiuto".
Il parroco di Chiasso è dell'idea che "i responsabili di questi gesti non vadano soltanto puniti con una sanzione e qualche rimprovero, ma è necessario intavolare un discorso a 360 gradi con loro". E il motivo è presto spiegato.
"Bisogna comprendere il motivo del gesto, dietro a queste bravate c'è sicuramente qualcosa che non va dentro di loro".
"Raccogliamo queste grida d'aiuto – dice Feliciani –, non limitiamoci a urlare allo scandalo".
"Installare delle telecamere di sorveglianza – continua – nei luoghi sacri, dove ci sono oggetti di valore, potrebbe essere una soluzione, ma non elimina il problema. Lo sbaglio più grande che possiamo fare è quello di credere che aumentando i controlli o inasprendo le sanzioni questi furti non avvengano più...".
Don Gianfranco Feliciani invita i responsabili a "riconsegnare gli oggetti e dialogare con chi di dovere. Non abbiate paura. Vedrete che sarete perdonati e vivrete in maniera migliore".