CRONACA
Qual è la vera Svizzera? Riflessioni dopo le tra gare del girone con vista ottavi. Ora non bisogna nascondersi: la squadra di Petkovic è più forte della Svezia
Se non ci fossero stati questi feroci sbalzi di prestazione nel girone, sarebbe stato un pronostico scontato. Ma anche a fronte di questi alti e bassi, i rossocrociati sono favoriti e sarebbe delittuoso sprecare una così ghiotta occasione di entrare nel club delle prime otto del Mondo
© Ti-Press / Gabriele Putzu
di Andrea Leoni

Qual è la vera Svizzera? È questa la domanda di fondo che aleggia dopo le prime tre gare del girone di Russia 2018.

 

A tratti, infatti, la squadra di Petkovic pare la peggiore degli avversari che uno possa augurarsi di incrociare, al di fuori delle squadre titolate. Lo è per organizzazione, ritmo, capacità di restare nella partita: la classica squadra tignosa che ti impasta il gioco e poi trova il guizzo. Altre volte, invece, sembra smarrire completamente se stessa e i suoi principi più elementari, regalando spazi e comode traiettorie di tiro.

 

Ripercorriamo il cammino. Nella gara di esordio contro il Brasile, primo tempo in sofferenza e ripresa ordinata e rispettabile. Con la Serbia sbagliati i primi 45 minuti, mentre nel secondo tempo una partita di enorme spessore tattico, tecnico e mentale. Contro la Costa Rica, infine, un match senza senso, a tratti imbarazzante per errori collettivi e individuali, ma che ha visto i rossocrociati in vantaggio fino ai minuti di recupero.

 

Eppure, alla luce di questi controversi dati di fatto, i punti conquistati sono quattro come i gol subiti. Cinque, invece, le reti realizzate. E il biglietto per gli ottavi in tasca in un girone oggettivamente ostico, dove era semplicissimo tornare a casa non essendoci una squadra palesemente inferiore: bastava sbagliare una partita.

 

La gara di ieri sera ci dice che la Nazionale non ha ancora i valori per amministrare un match. Attenzione, la Costa Rica è una buona squadra come aveva dimostrato già quattro anni fa, ma il fatto che i rossocrociati abbiano pensato di accompagnarli fuori dal Mondiale, ne ha moltiplicato la forza. A parte le numerose occasioni da gol dei centroamericani e i tragicomici rigori concessi oltre il 90esimo dopo essersi appena riportati in vantaggio, la vera spia di una certa inadeguatezza a gestire le partite sono stati i due cartellini gialli incassati da capitan Lichtsteiner e da Schär (che saranno entrambi squalificati per gli ottavi di finale). Un danno grave: qualunque squadra soffre nel dover ridisegnare un reparto, in particolare quello difensivo. Non tanto e non solo per il valore dei titolari rispetto alle riserve, quanto piuttosto per una logica di affiatamento e di meccanismi.

 

È probabile, anzi è sicuro, che sulla prestazione abbia pesato anche una certa stanchezza psicofisica. Le gare contro Brasile e Serbia sono state molto dispendiose. Non è da escludere che anche il codazzo polemico per le esultanze contro i serbi - con la minaccia di una tripla squalifica - abbia aggiunto un carico di distrazione sull’ambiente e sulla preparazione della partita.

 

Ora la Svezia. Al netto del felice cammino degli scandinavi, che hanno vinto il loro girone grazie al crollo inspiegabile della Germania, qualsiasi tifoso della nazionale avrebbe messo preventivamente la firma per un ottavo così favorevole sulla carta. Al di là della giusta dose di scaramanzia, bisogna essere contenti. Ovviamente non sarà facile, è prevedibile sin d’ora una gara collosa e con tante legante, ma oggettivamente la Svizzera incontrerà un avversario più debole. Se non ci fossero stati questi feroci sbalzi di prestazione nel girone, sarebbe stato un pronostico scontato. Ma anche a fronte di questi alti e bassi, i rossocrociati sono favoriti e sarebbe delittuoso sprecare una così ghiotta occasione di entrare nel club delle prime otto del Mondo.

 

Se la Svizzera sommerà questa consapevolezza con i momenti migliori delle gare fin qui giocate, vincerà la partita. In qualche modo, ma vincerà. Se al contrario dovesse contorcersi nella leggerezza di alcuni suoi approcci e nella paura di vincere, si condannerebbe all’inconsistenza. E allora i rimpianti saranno giganteschi.

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