CRONACA
Ma di cosa è morto Sergio Marchionne? La fine del top manager avvolta nel mistero
Dagospia: sapeva da tempo di essere malato ma lo ha tenuto nascosto. Il padre della compagna: "Sembrava un intervento semplice. Se si fosse operato a Torino anziché a Zurigo..."
CRONACA

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CRONACA

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25 LUGLIO 2018

ZURIGO/TORINO - La causa della morte di Sergio Marchionne continua a tenere banco sulla stampa italiana. Una malattia? Le complicazioni di un intervento chirurgico? Entrambe le cose? O c’è dell’altro?

 
Il fitto alone di mistero attorno alle condizioni di salute che hanno portato alla morte del manager - scomparso ieri all’età di 66 anni all’ospedale universitario di Zurigo - alimenta dubbi e speculazioni sull’ultimo mese che l’ex amministratore di FCA ha vissuto. Dal ricovero in Svizzera a fine giugno al giorno del decesso. E poi l’ultima settimana di agonia segnata, lo scorso weekend, dalla revoca delle cariche dirigenziali alla testa delle aziende della famiglia Agnelli, FCA e Ferrari su tutte. Con la lettera di commiato di John Elkann, l’azionista di riferimento, che di fatto preannunciava la morte di Marchionne, dando avvio a paginate di coccodrilli sui giornali mentre il CEO era ancora in vita.

 
Secondo quanto riferito da Dagospia, il manager italo canadese sapeva da qualche mese di avere un cancro ai polmoni, ma aveva deciso di nasconderlo a tutti. I primi a saperlo, scrive il sito, sono stati la sua compagna Manuela e Alfredo Altavilla, per 14 anni fidatissimo braccio destro.

 
Marchionne, rivela sempre Dagospia, chiamò Altavilla una settimana prima dell’ultima apparizione pubblica, quella del 26 giugno scorso quando consegnò al comando dell’Arma dei Carabinieri, in una cerimonia romana, la jeep FCA. “Penso di avere una cosa grave”, disse al collega, “Credo di sfangarla per un po”. E aggiunse: “Vorrei che tu continuassi il mio lavoro…”

 
Marchionne ha poi raggiunto l’ospedale di Zurigo. La chemioterapia, però, non era sufficiente per un sarcoma, il più aggressivo dei tumori maligni. L’operazione al polmone aggredito dal cancro ha avuto esito negativo per una grave complicanza: embolia cerebrale. Tutto è precipitato: il manager non riusciva più a respirare, non si è più svegliato dal tavolo operatorio ed è stato tenuto in vita con le macchine. Giovedì scorso, è entrato in coma.


Una ricostruzione che trova conferma nell’inusuale lettera inviata al Corriere della Sera qualche giorno fa da Franzo Grande Stevens. Lo storico legale della famiglia Agnelli aveva infatti scritto di una malattia che aveva aggredito i polmoni di Marchionne dovuta all’incapacità del manager di sfuggire al vizio delle sigarette.


Altre fonti, invece, offrono una versione meno certa sulla morte del dirigente. Sempre il Corriere della Sera, a questo proposito, pubblica stamane un’intervista al padre della compagna di Marchionne.

 
“Ho parlato con Sergio poco prima che venisse operato - racconta Pier Luigi Battezzato - ed era tranquillo. Aveva persino fissato una riunione che avrebbe dovuto tenersi in questi giorni. Poi ci siamo dati appuntamento per le vacanze, c’era un progetto per riunire tutta la famiglia”.

 
L’uomo confessa che Marchionne aveva da tempo problemi di salute: “Un anno fa aveva smesso di fumare, sembrava che le sue condizioni di salute stessero migliorando. Lui non si è mai fermato. Era chiaro a tutti che non stesse bene. Il suo fisico si era asciugato e lui era affaticato e respirava con molta fatica. Eppure era sempre in movimento, in viaggio da una parte all’altra del mondo. Ha sempre lavorato e non si è mai tirato indietro di fronte ai suoi impegni”.

 
Eppure, nonostante le precarie condizioni del manager, Battezzato avanza un dubbio: “Quello di Sergio doveva essere un intervento semplice. E invece è accaduto il peggio. Non lo so, a volte penso che se non fossero andati in Svizzera forse sarebbe stato diverso… se si fosse fatto operare alle Molinette, qui in Italia…Sergio e Manuela avevano scelto di andare a Zurigo perché lì avrebbero avuto maggiore privacy. Ma la privacy che desideravano non c’è stata”.

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