Giorgio Vassalli, ex presidente del Ferrari Club Riva San Vitale, fa un tuffo nel passato ricordando il primo successo iridato del campione di Kerpen al volante della Ferrari
RIVA SAN VITALE – “Suzuka, domenica 8 ottobre 2000. Ore 16:03 locali: è l’ora del delirio. Micheal Schumacher taglia vittorioso il traguardo di Suzuka e dell’iride, al muretto del box una rossa pila umana esplode di gioia, a Maranello le campane suonano a distesa, in ogni angolo del mondo dove esiste fermento ferrarista è festa. Dopo 21 anni di attesa Jody Scheckter consegna a Micheal Schumacher il testimone: il sudafricano non è più l’ultimo campione del mondo della Ferrari”.
Scriveva così Giorgio Vassalli, presidente del Ferrari Club Riva San Vitale per 6 anni (dal 1996 al 1998 e dal 2001 al 2005 ndr) sull’annuario Racing Season (Fontana Edizioni) di quell’annata. Da quella domenica del 2000 sono trascorsi più di 18 anni, ma Vassalli conserva ancora nitidi i ricordi e le emozioni vissute in quella storica giornata. E approfittando della ricorrenza del 50esimo compleanno del pilota più vincente di sempre, siamo andati a scavare nella memoria dell’ex presidente del primo Ferrari Club ufficiale nato in Svizzera.
"Per i tifosi ferraristi – racconta Vassalli – quella mattina di ottobre era l’alba di una notte in cui si è faticato parecchio a prendere sonno. Vedevamo davvero maturo quell’obiettivo che mancava da così tanto tempo: vedere una Ferrari in astinenza di vittorie così a lungo non era mai successo nella storia della Formula 1. A Suzuka, Schumacher si presentò con un margine di otto punti (su 20 a disposizione) nei confronti di Mika Hakkinen. Era quindi chiaro che il gran premio nipponico poteva rappresentare la stoccata vincente...”.
Sventure sportive, drammi, delusioni, amarezze e pagine di storia nefasta cominciarono a riaffiorare quando "Schumacher assunse il comando della gara prima del secondo pit-stop. Da quel momento la gara è stata un susseguirsi di preghiere e riti scaramantici. Ho come la sensazione che, come me, ogni tifoso ferrarista in quegli interminabili giri finali si trovasse nella monoposto del campione di Kerpen, apprensivamente attenti a ogni piccolo particolare che potesse pregiudicare la vittoria. Bisognava averla vissuta tutta quell’attesa per sentirsi in quello stato emotivo...”.
E ancora: "L’emozione saliva e saliva forte con l'approssimarsi della bandiera a scacchi. Più si avvicinava il traguardo e più mi avvicinavo inconsciamente alla tv di casa, vicino alla quale si trovava un tavolino di marmo massiccio, che cominciava a essere sollecitato a un ritmo sempre più tambureggiante. Nel momento in cui Schumacher tagliò il traguardo, mi liberai di 20 anni di sofferenze e rabbia repressa sferrando un pungo, dall’istinto non violento ma di assoluta liberazione, al tavolino di marmo rompendolo a metà".
"Nell’immediato – continua – non mi resi conto del danno arrecato al mobilio di casa. Solo dopo il giro d’onore mi accorsi di quanta liberazione fosse presente in quel gesto, perché forse neanche un karateka sarebbe stato capace a fare di meglio (ride ndr)".
Vassalli ha conservato a lungo il pezzo di marmo divelto, fino a liberarsene "quando Micheal era ancora in attività, credendo che quei ricordi sarebbero rimasti immortali. Oggi, con rammarico, credo che se avessi tenuto quel particolare mi sentirei anche un po più vicino a lui".
"Non potremo mai esprimere in maniera tangibile – conclude – quanto gli siamo grati , ma oggi più che mai la 'marea rossa' è ancora viva e presente. Credo che "Schumi" sia stato la perfezione”.