Rimangono i misteri attorno alla morte della modella marocchina, testimone chiave contro Silvio Berlusconi. L'amico: "Disse che qualcosa stava succedendo dentro di lei"
MILANO – Come è morta Imane Fadil?, la testimone chiave contro Silvio Berlusconi nel processo Ruby Ter. Un alone di mistero rimane da quel 1 marzo scorso, data della morte della modella marocchina. L’avvocato della donna riferì ai media che Imane si lamentò di “essere stata avvelenata” (vedi articoli suggeriti).Un ipotesi che la Procura di Milano non smentisce e non conferma. I risultati dei complessi esami autoptici – riportano i media italiani – saranno disponibili tra tre mesi. E fino a quel momento nessuna ipotesi è da scartare.
Da scartare non sono nemmeno le dichiarazioni che il migliore amico di Imane Fadil ha rilasciato al Corriere della Sera. Giuseppe, 55 anni e detto “John Pisano”, conosceva bene, benissimo, Imane. Si erano conosciuti sette anni fa per motivi professionali e da quel momento non si sono più staccati. “Ci legava – racconta l’uomo – un legame profondo che per scelta nostra non si è mai trasformato in una relazione sentimentale”.
Pisano torna sugli ultimi giorni di vita della modella. “La sera del 16 gennaio, Imane non si sente bene. Malanni di stagione, si pensava. Di ritorno da una cena in compagnia di un amico, Imane disse di non sentirsi bene dopo aver bevuto un bicchiere di vino rosse e mangiato un’insalata. Da allora non si è più ripresa”.
“Diceva – continua l’uomo al quotidiano – di aver dolore alla gambe e allo stomaco. Continuava a ripetere che sentiva che dentro di lei stava accadendo qualcosa”. E qualcosa, forse, stava accadendo davvero. Con il passare dei giorni, la Fadil peggiora rapidamente. “Nemmeno i medici capivano cosa le stava succedendo, finché non sospettano un avvelenamento dopo averle estratto sei litri di liquidi dal ventre e due dai polmoni”.
“Sia io che Imane pensiamo immediatamente alla cena del 16 gennaio. Era un fatto concreto, una certezza”. Gli esami clinici, però, non trovano veleni e malattie, anche se “una dottoressa mi disse che certi veleni non si riescono più a rintracciare dopo un determinato lasso di tempo dalla somministrazione”.
Imane peggiora, fino a morire tra sofferenze atroci. Il giorno della sua morte arrivano i risultati degli esami chiesti al Centro antiveleni di Pavia qualche giorno prima. Risultato: altissimi livelli di 5 metalli pesanti, pari a quelli di chi ha lavorato trent’anni in fonderia. Ma i medici ritengono i dati insufficienti per causare un decesso. E allora “di cosa è morta Imane?”. Se lo chiede l’amico John e se lo chiedono i famigliari della modella marocchina.