CRONACA
Un ticinese ai Caraibi, un anno dopo. Zinzi: "Torno più maturo e preparato"
Il cuoco di Rancate racconta l'avventura nelle Antille Francesi: "Il piatto che esporterei in Ticino è il Korean Beff Ball. E che difficoltà nel pulire il diaframma di manzo..."
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Sognando i Caraibi. Dal Ticino a Gustavia alla scoperta di nuove culture culinarie. L'avventura nelle Antille francesi di due cuochi ticinesi

02 OTTOBRE 2018
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RANCATE – Un ticinese ai Caraibi. No, non è un film di Neri Parenti, ma il racconto di un'esperienza di vita e professionale indimenticabile. Ricordate Federico Zinzi, il giovane cuoco di Rancate che l'ottobre scorso partì alle volta di Gustavia (Antille francesi) per una nuova esperienza lavorativa? (vedi articoli correlati). Bene, a distanza di quasi un anno Federico ha fatto ritorno in Ticino. Con lui abbiamo scambiato due chiacchiere per farci raccontare l'esperienza vissuta nella splendida isola di Saint-Barthélemy.

"Sono stati dieci mesi duri, intensi per davvero. Come ammesso prima di partire, la lontananza da casa, dalla famiglia e dagli amici mi spaventava. Avevo un po' di paura, non lo nascondo. Inizialmente non è stato facile. Con Nathan Bagnovini e Saxa Bonni (lo chef ndr) condividevo sì la cucina, ma anche l'alloggio. Di conseguenza ci è voluto un po' prima di capirsi e accettarsi nonostante la profonda stima e rispetto che nutrivamo a vicenda. Con il passare delle settimane, però, siamo riusciti ad allinearci e creare un grande team coeso, forse anche il più giovane dell'isola...".

Nelle Antille Francesi, Zinzi e compagni d'avventura si sono confrontati con una nuova cultura culinaria, nuove usanze, pietanze e 'trucchi' del mestiere. "In effetti – spiega –, i piatti con cui ci siamo dovuti confrontare erano ben diversi da quelli solitamente preparati in Ticino". Ma quale è stato il piatto più complesso da preparare? "Il Carbonaro senza dubbio. È un pesce costoso, rinomato che nel nostro Cantone non troviamo spesso. Con un po' di pratica e impegno siamo comunque riusciti a raggiungere quasi la perfezione. Anche la pulizia del diaframma di manzo è stata parecchio impegnativa...".

"In Ticino – prosegue Zinzi – esporterei il piatto dell'anatra cotta a bassa temperatura e saltata per sei minuti. Deve piacere il piccante, ma che bontà... Oppure porterei nei nostri ristoranti il Korean Beff Ball, una sorte di bulle di riso con il diaframma di manzo marinato con miso e soia. Il tutto insieme con il Kimchi, ossia la fermentazione del cavolo cinese. Un piatto sì complesso, ma che sa regalare emozioni uniche al gusto oltre a fare bene al nostro organismo".

Il cuoco momò si sente di "consigliare a chiunque un'avventura simile. La cucina è infinita come la musica. Non si finisce mai di apprendere e conoscere nuovi mondi e culture. E per assimilare il più possibile è giusto viaggiare". "Torno in Ticino – racconta – molto più maturo e preparato. Non solo in ambito professionale, ma anche personale. Vivere da solo, arrangiarsi nelle faccende domestiche e affrontare i momenti di sconforto in solitudine mi ha aiutato a crescere. Talvolta è più facile arrendersi che combattere, ma la soddisfazione più grande è stata arrivare fino in fondo".

E ancora: "Adesso mi godo il Ticino e la mia famiglia per due annetti, poi mi piacerebbe ripartire alla ricerca di una nuova avventura. Magari in Australia... Ci tengo a ringraziare pubblicamente il mio professore Nicola Piatti per l'opportunità concessami, Nathan e Saxa con cui continuerò a lavorare e tutto lo staff del Quarter Kitchen Lab". 

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