CRONACA
LASA va in liquidazione. Ma la Città di Lugano proverà a traghettare lo scalo verso una gestione privata
Lo ha annunciato il CdA in una conferenza stampa. "La situazione è precipitata nelle ultime settimane, non ci sembrava giusto chiedere dei prestiti che difficilmente avremmo potuto rimborsare"

LUGANO – È una svolta senza dubbio importante: LASA andrà in liquidazione ordinata, ma lo scalo non chiude. Toccherà poi alla Città di Lugano pensarci. Non verrà chiesto nessun prestito al Ticino, a Lugano e a Banca Stato, perchè la condizione delle ultime settimane ha fatto sì che difficilmente quei soldi sarebbero stati restituiti. Lo ha comunicato il CdA di LASA, con Filippo Lombardi e Marco Borradori (in rappresentanza di Lugano). La Città luganese porterà avanti lo scalo durante la fase di transizione che tutti si augurano vada verso una gestione da parte dei privati. 

Hanno parlato anche Maurizio Merlo, direttore dell'aeroporto, l'avvocato Stauffacher che sarà eventualmente il liquidatore e Tiziano Ponti, parte del gruppo che si occuperà del progetto per il proseguimento dell'attività dell'aeroporto. 

Lombardi: "Non fallimento ma liquidazione"

“Pensavamo di potercela fare chiedendo prestiti, sull’andamento dei primi due mesi e mezzo di esercizio dell’aviazione generale. Anzi, essi avevano portato all’aumento del 40% della cifra di affari. Su quella base, a fine marzo, saputo che si andava verso un rinvio della vorazione popolare, sembrava logico al CdA fare tutto il possibile arrivare vivi coi prestiti citati (quelli permessi dalla Confederazione in ottica Covid), in modo che decidessero i cittadini e non il virus”.

“Ma quel che è successo dopo è andato al di là di quel che potevamo prevedere. C’è stato un crollo verticale, arrivando a un solo volo privato al giorno. Tutte le attività accessorie che garantivano redditi sono sospese, dal ristorante alla scuola: tutto è paralizzato e da fine marzo la situazione è molto molto, davvero peggio di quella che avevamo sotto gli occhi quando volevamo chiedere i prestiti”.

“Tutti hanno avuto notizie di seconde ondate, di ritorni, per cui la decisione di tenere una votazione a fine giugno è a sua volta sospesa, perché se dovesse esserci un nuovo peggioramento la situazione farebbe prolungare di ulteriori mesi la votazione. Di fronte a incertezza il CdA ha ritenuto che non sarebbe stato fondamentali chiedere prestiti a Lugano, al Consiglio di Stato e un altro garantito dalla Confederazione, sapendo che con assoluta verosimiglianza che non si sarebbero potuto rimborsare. Quindi il CdA è entrato in una seconda fase di riflessione e si è chiesto che cosa si può ancora fare per garantire almeno una transizione dall’attuale LASA a un futuro che non sia di chiusura pura e semplice. Tutti siamo d’accordo che l’obiettivo deve essere quella”.

“Discutendo con i due azionisti, che sono loro che portano le responsabilità, anche se pure il CdA ne ha, abbiamo capito che era meglio cercare un’altra strada. Ne parlerà il sindaco di Lugano, dato che la Città è proprietaria del sedime. Desideriamo garantire un’ordinata transizione verso le soluzioni auspicate da più parti, per esempio una che coinvolgesse operatori privati. Il virus ha reso impossibili le trattative per la ripresa del volo Lugano-Ginevra, dato che qualsiasi compagnia aveva altri problemi. La parte dei voli di linea è dunque sospesa, non sappiamo quando e come potrebbe ripartire, lo capiscono tutti”. 

"La proposta, condivisa (anche se dovrà essere confermata da un'Assemblea), è di porre la Lugano Airport società anonima in liquidazione ordinata, che permetterà fra le altre cose di garantire il versamento degli stipendi e degli oneri sociali fino alla fine maggio, il corretto indennizzo dei creditori privati e, cosa a nostro avviso ancor più importante, la continuità di un esercizio che andrebbe ripreso dalla Città di Lugano. Non è un fallimento, comunque. Ci sarà un esercizio minimale in grado di garantire i servizi base da parte della Città".

"Lugano Airport come SA va verso la liquidazione ma non fallisce, ha organizzato il tutto in modo che gli oneri vengano rispettati e che la continuità possa essere garantita".

Borradori: "Non ce la siamo sentita di chiedere il prestito"

"Se torniamo indietro al 18 marzo, quando il Consiglio di Stato ha fatto sapere che le votazioni comunali sarebbero state posticipate di un anno è stata chiara una cosa: anche quelle sull'aeroporto sarebbero slittate. Il rischio grosso era che LASA perdesse la sua partita senza neppure poter entrare in campo. Non bisognava essere profeti per dirlo, fino al 26 aprile ci eravamo organizzati anche dal profilo finanziario per sostenere i costi e poter garantire la votazione, il dopo sarebbe stata una difficoltà. La si poteva superare, ma a prezzi notevolissimi: LASA non aveva bisogno di prestiti bensì di fondi. Avremmo ricevuto prestiti dal Cantone, del Comune, della Banca dello Stato, ci abbiamo pensato molto, abbiamo cercato di capire come si potevano trovare i 500mila franchi di prestito. Non ce la siamo sentita, sapevamo che sarebbe stato difficilmente rimborsabile. LASA non era una società sana, nonostante la buona volontà".

"Abbiamo una società che sta soffrendo, da tutti i punti di vista. Ma ci siamo detti perchè noi, che l'avremmo anche ottenuto, avremmo dovuto avere un prestito? Non ce la siamo sentiti. Per LASA è una giornata triste, dopo aver vinto due partite in Gran Consiglio e Consiglio Comunale a Lugano senza poter giocare la terza lascia l'amaro in bocca".

"Ci dispiace, è evidente. Ma con lo scenario nato nelle ultime due settimane ci può essere una continuità. Ci sono ditte anche nel nostro piccolo mondo che hanno un successo clamoroso e poi lasciano a spasso i propri collaboratori: noi possiamo dire che fino al termine della disdetta, a maggio, i nostri lavoratori riceveranno lo stipendio. È il primo punto che mi sembra importante. Tutti i nostri fornitori fedeli, che lavorano da anni, vedranno saldati i frediti. e anche SkyGuide ha accettato di veder ridotto il suo credito, otterrà quel che gli spetta. Usciamo a testa alta, mettendo la chiave sotto il cuscino ma non nascondendo la testa. Spero che anche i sindacati e i collaboratori ce ne diano atto, capiscano che abbiamo guardato alla realtà dei fatti".

"Il sogno è andare verso una gestione privata. Ci sarà una fase di transizione importante, dove l'obiettivo è che un gruppo di privati possa acquisire la gestione dell'aeroporto. Nel frattempo la Città di Lugano assicurerà la continuità dell'aeroporto, con un nucleo più snello possibile".

Merlo: "L'aeroporto resterà comunque operativo"

"Per me come direttore dell'aeroporto è un giorno triste. Guardando avanti l'operatività dell'aeroporto è ridotta da settimane per il Coronavirus, da maggio in poi si sta lavorando con l'UFAC per dare una continuità all'aeroporto per dare un servizio all'aviazione generale, alla scuola, agli elicotteri. Sarà comunque aperto dalla mattina alla sera, è ciò su cui stiamo lavorando".

Stauffacher, avvocato scelto come liquidatore se l'assemblea dirà sì: "La differenza tra liquidazione e fallimento"

"La situazione era estremamente complessa, le cifre avrebbero portato al fallimento probabilmente. Era però qualcosa da evitare, perchè avrebbe comportato un'interruzione definitiva dell'attività aeroportuale a Lugano, con danni ai dipendenti e ai creditori. Si è dunque andati nella direzione della liquidazione, resa possibile grazie alla volontà del CdA e al fatto che ci siano degli averi necessari per poter pagare tutto. Questo è possibile grazie a trattative coi creditori. LASA non fallisce, la liquidazione è una continuazione dell'attività della società fino a maggio per garantire una transizione. Guardiamo avanti con ottimismo".

Ponti (gruppo di lavoro per le decisioni future): "I tempi e il modello ci sono"

"Il gruppo è stato costituito dalla Città di Lugano, con la volontà di trovare delle soluzioni per la transizione a una nuova gestione. Col Coronavirus è apparsa l'esigenza di trovare una soluzione urgente. Abbiamo preso contatto con l'UFAC, i cui vertici hanno detto chiaramente che in caso di liquidazione l'aeroporto sarebbe dovuto essere chiuso e che sarebbero stati intransigenti, esortandoci a trovare soluzioni transitorie per far sì che le attività continuassero. Un grounding avrebbe richiesto una nuova struttura, con tempi superiori ai sei mesi. L'obiettivo del nostro gruppo è stato ricalibrato, per trovare dei modelli che evitassero un grounding, pensando anche ai 130 posti di lavoro presenti oltre a quelli di LASA e abbiamo affinato un modello in collaborazione con UFAC".

"Esso ha ancora margini di manovra, ora cercheremo di affinarli coinvolgendo chi opera in aeroporto e con l'UFAC. Da Berna ci hanno detto che il tutto è fattibile nei tempi che abbiamo a disposizione".

Borradori: "Il Coronavirus ha cambiato tutto. Nella transizione 13 posti a tempo pieno"

"Non me la sentivo di chiedere un milione e mezzo ai contribuenti, non sapendo se e quando sarebbero stati restituiti, per far giocare la democrazia. L'aviazione fra alcuni mesi probabilmente sarà ancora a livello zero. Il Coronavirus ci ha insegnato, mi auguro altrimenti non sarà purtroppo servito a nulla, che non controlliamo niente".

"Il Municipio dovrà passare dalla Gestione, andrà informata. I tempi in cui il Consiglio Comunale si riunirà sono abbastanza lunghi, si parla di inizio giugno, ma ci sono decisioni che non possono attendere per cui dove dovremo ottenere dei crediti useremo l'iter solito chiedendoli al Legislativo. Non vogliamo confondere investimenti con spesi, in ogni caso rinunciando alla votazione risparmiamo ai soldi che avremmo investito se avessimo tentato di arrivare a fine giugno e tutti i mezzi previsti da Consiglio Comunale e Gran Consiglio vengono liberati".

"Gli stipendi saranno pagati sino a fine maggio e non c'è un piano sociale. Il piano di ricollocamento parte da inizio giugno, sono stati dati ai sindacati tutti gli estremi per partecipare ai concorsi. In quelli che si chiuderanno a breve, nonostante ci siano persone che lavorano da tempo all'amministrazione comunale che desiderano i posti, faremo il possibile per assumere un numero crescente di collaboratori dell'aeroporto. Nella fase di transizione prevediamo circa 13 persone a tempo pieno (che possono essere anche più persone a tempo parziale). Quindi delle 72 che perderanno il posto, con 62 posti a tempo pieno, 13 o più saranno riassunte, con un'aspettativa non enorme, poi pensiamo che l'aviazione generale abbia bisogno di una trentina di posti. Non sono i 62 iniziali ma una fetta di questi posti potrebbe essere recuperata. Qualcuno troverà un altro posto per meriti suoi, qualcuno sarà assunto dal Comune, si farà in modo di trovare una soluzione ad hoc per il maggior numero di persone possibili. Non sarà possibile farlo per tutti, però faremo il possibile".

Ponti: "Ci sono dei privati interessati"

"Ci sono dei privati interessati. Uno dei primi compiti sarà di coinvolgerli nello sviluppo del progetto. Non confermo nomi, solo che ci sono dei privati, alcuni si sono ancora manifestati, altri non del tutto ma hanno dell'interesse. Coinvolgeremo tutti coloro che hanno voglia di fare qualcosa per mantenere in vita l'aeroporto".

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