Solo il 3,4 % degli immigrati dall’UE/AELS giunti in Svizzera nel 2009 hanno beneficiato dell’assistenza sociale negli otto anni successivi, spiega la SECO stessa, che ritiene che la libera circolazione renda flessibile il mercato del lavoro
BERNA - Come constatato dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) nel 16° rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone, con un totale di 30 700 persone il saldo migratorio dei cittadini dell’UE/AELS in Svizzera è leggermente diminuito nel 2019 rispetto all’anno precedente. A ciò si aggiunge un elevato tasso di occupazione e un calo della disoccupazione. Inoltre, il potenziale di manodopera nazionale viene sfruttato sempre meglio. Il mercato del lavoro rimane flessibile anche grazie all’immigrazione e coloro che giungono nel nostro Paese per ricongiungimento familiare vi si inseriscono bene.
Come riscontrato negli ultimi anni, anche nel 2019 l’immigrazione legata alla libera circolazione delle persone ha svolto un ruolo fondamentale per l’economia. La domanda di manodopera in Svizzera è rimasta stabile; questo fatto, associato a una situazione economica favorevole all’interno dell’UE/AELS, ha contribuito a mantenere il saldo migratorio dei cittadini di questi Paesi ai minimi storici. La dinamica del saldo migratorio da marzo a maggio 2020 è invece stata determinata dalla pandemia di COVID-19.
La partecipazione al mercato del lavoro ha registrato un picco
L’immigrazione di manodopera dall’UE/AELS in Svizzera è ancora fortemente legata alle esigenze dell’economia, come si può notare dall’elevato livello di partecipazione di queste persone al mercato del lavoro. Nel 2019 Il tasso di occupazione dei cittadini dell’UE era dell’87,7 %, contro l’84,6 % di quello dei cittadini svizzeri e una media svizzera dell’84,3 %. L’immigrazione nel quadro dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) ha quindi contribuito in maniera significativa a incrementare la partecipazione degli stranieri alla vita attiva in Svizzera.
Il tasso di disoccupazione delle persone provenienti dall’UE/AELS rimane superiore alla media nazionale. In parte ciò si spiega con il fatto che parecchi immigrati rientrano in alcuni dei settori più colpiti. Negli ultimi anni il tasso di disoccupazione dei cittadini svizzeri si è mantenuto a un livello basso e nel 2019 è calato.
In generale, in Svizzera i salari crescono in modo uniforme a prescindere dal titolo di formazione. Tra il 2002 e il 2018 la crescita media annuale per i residenti permanenti è stata dell’1,1 %, contro l’1,2 % di tutta la popolazione attiva. Tuttavia, il salario medio dei cittadini svizzeri rimane nettamente superiore a quello dell’insieme dei lavoratori.
La manodopera immigrata dall’UE/AELS contribuisce a mantenere flessibile il mercato del lavoro
Dall’entrata in vigore dell’ALC, l’immigrazione in Svizzera è fortemente legata al mercato del lavoro: nel 2019 l’89 % degli uomini e l’80 % delle donne tra i 15 e i 64 anni immigrati in Svizzera dopo giugno 2002 esercitavano un’attività lucrativa. Il tasso di occupazione di queste persone è più elevato della media e il loro volume di lavoro è maggiore rispetto a quello di altri gruppi di popolazione. Il fenomeno è particolarmente visibile se si considerano le donne immigrate e frontaliere: rispetto a quelle nate in Svizzera, lavorano più spesso a tempo pieno e in media il loro tempo lavorativo settimanale è superiore del 15 %.
La manodopera immigrata contribuisce a mantenere flessibile il mercato del lavoro. Rispetto alla popolazione attiva nata in Svizzera, queste persone esercitano più spesso un’attività temporanea e lavorano maggiormente di notte o di sera; in compenso lavorano meno il sabato e la domenica. I lavoratori che provengono dall’estero aumentano in particolare il potenziale di manodopera a disposizione delle imprese sottoposte alle fluttuazioni stagionali.
Dalla sua entrata in vigore, l’ALC ha favorito l’immigrazione di manodopera altamente qualificata. Tuttavia, dal momento che gli svizzeri si dedicano maggiormente ad attività che richiedono un’alta qualificazione professionale, le imprese hanno dovuto ricorrere all’ALC per occupare posizioni che richiedono un livello di formazione più basso.
Il ricongiungimento familiare è una fonte di manodopera ben integrata
Mentre il motivo principale dell’immigrazione dall’UE/AELS è costituito dall’assunzione di un impiego, chi proviene da Paesi terzi arriva nel nostro Paese soprattutto per ricongiungimento familiare.
La maggioranza di coloro che si ricongiungono alla propria famiglia sono economicamente indipendenti e percepiscono uno stipendio. Di queste persone, i cittadini UE/AELS sono integrati meglio nel mercato del lavoro rispetto ai cittadini dei Paesi terzi, sia in termini di integrazione professionale sia in termini di reddito.
L’integrazione professionale e il ricorso all’assistenza sociale sono strettamente connessi. Solo il 3,4 % degli immigrati dall’UE/AELS giunti in Svizzera nel 2009 hanno beneficiato dell’assistenza sociale negli otto anni successivi. Più il livello di formazione è elevato, minore è il rischio di dover ricorrere all’aiuto dello Stato. La maggior parte di coloro che arrivano dall’UE/AELS nel quadro del ricongiungimento familiare e devono richiedere l’assistenza sociale riescono rapidamente a uscire da questa situazione e a raggiungere l’indipendenza economica.