Destino tragico per Emanuele e Jagdeep, morti di asfissia nel tentativo di salvarsi l'un l'altro
MILANO – È un tragico destino quello vissuto da Emanuele e Jagdeep, i due operatori morti soffocati nel tentativo di aiutarsi l'un l'altro. I due uomini, 42 e 46 anni, sono morti per asfissia nel deposito di azoto dell’Humanitas di Milano. A trovarli così, privi di vita, è stato il manutentore dell'impianto. "Ero convinto – racconta ai media – che avesso terminato il loro intervento nel caricare 6mila litri di azoto liquido che serve per conservare i campioni dei laboratori. Sono sceso per chiudere il cancello. Li ho trovati lì, immobili. Ho capito subito che non ci fosse niente da fare".
L'inchiesta aperta parla di omicidio colposo e dovrà ricostruire cosa realmente è accaduto in quel deposito. Una videocamera di sorveglianza ha ripreso la terribile scena. Si aspettano le analisi dei filmati per capire e chiarire le mosse dei due sfortunati operatori.
Gli inquirenti si muovono su tre fronti. Il primo è la verifica delle autorizzazioni e della formazione dei lavoratori. Il secondo riguarda l’eventualità di un errore umano o di una imprudenza nel comportamento: la dinamica fa pensare che i due operai siano morti nel tentativo di prestarsi soccorso l’un l’altro, anche se in questi casi chi scende a soccorrere deve usare un respiratore. La terza è quella di un incidente, una fatalità come un guasto improvviso a una valvola o la rottura di uno sfiato.