La decisione di Lissi non è piaciuta a esponenti politici e operatori turistici della regione. Ma forse la sua preoccupazione è legata alla concorrenza che il progetto di Artioli potrebbe rappresentare per l’Hotel Belvedere
di Marco Bazzi
LOCARNO - Che cosa abbia realmente spinto il fiduciario Diego Lissi, luganese residente a Montecarlo, a presentare un’opposizione contro il progetto di rinascita del Grand Hotel, ci sfugge. Nonostante Lissi - che oltre ad essere presidente della società che gestisce l’albergo Belvedere, la “Hôtel Belvedere Locarno”, è anche patron del gruppo di consulenza Altiqa, con sedi in via Nassa a Lugano e nel Principato di Monaco - abbia fornito alcune spiegazioni pubblicate oggi dai quotidiani.
In ogni caso, la mossa a sorpresa di Lissi rischia di far slittare la realizzazione del progetto promosso dal gruppo Artisa e firmato dall’architetto Ivano Gianola oltre il termine di riapertura del Grand Hotel, previsto nell’autunno del 2024. E, per quanto legittima - almeno in teoria, in attesa di una verifica dal profilo giuridico - ha fatto arrabbiare, e non poco, parecchie personalità politiche e operatori turistici locarnesi.
Al di là delle motivazioni tecnico-giuridiche evocate dal fiduciario luganese, se l’opposizione non sfocerà in tempi ragionevoli in una conciliazione tra le parti, potrebbe dunque trasformarsi in un boomerang per l’immagine dell’Hotel Belvedere, che diversi enti e associazioni locali scelgono regolarmente come sede di eventi e conferenze.
L’operazione promossa dall’imprenditore Stefano Artioli, ha infatti suscitato in questi mesi il sostegno entusiastico e coeso delle autorità politiche e degli operatori turistici dell’intera regione. Si tratta senza dubbio, insieme al Centro balneare e al Palacinema, del più importante progetto messo in campo negli ultimi decenni nell’ottica del rilancio del Locarnese. Un progetto che parte da una visione rivolta al futuro, coniugando il recupero di un edificio storico - situato a cavallo del confine tra Locarno e Muralto - con contenuti prestigiosi e innovativi (LEGGI QUI).
In più, non si tratta della ristrutturazione di un semplice albergo, che giace da decenni in una vergognosa situazione di degrado e di abbandono. Il Gran Hotel è anche, e forse soprattutto, un simbolo. Nel 1925, accolse le delegazioni di Francia, Belgio, Inghilterra e Italia che parteciparono alla Conferenza della pace, siglando il "Patto di Locarno", all’insegna del motto "Mai più la guerra", che portò a una distensione nei rapporti tra gli Stati europei fino all’avvento di Hitler. In questi drammatici tempi di conflitto armato vale la pena di ricordare cosa scrisse qualche anno fa il quotidiano francese "Le Monde": “Lo spirito di Locarno permane, e il Grand Hotel continua ad esserne la culla”.
L’edificio fu inoltre la prima sede del Festival del film, ospitandolo per diversi anni dopo la sua nascita, avvenuta nel 1946. Ironia della sorte, fu anche la prima sede del Rotary Club di Locarno, la cui sede è oggi il Belvedere di Diego Lissi, che in linea d’aria sorge a pochi metri dal Grand Hotel.
Lo stesso Lissi ammette che la ristrutturazione porterà indubbi benefici all’intero Locarnese: “Siamo convinti che tutta la regione, e anche il nostro albergo, trarrà giovamento dalla riapertura del Grand Hotel”. Ma poi, motivando la sua decisione di opporsi alla domanda di costruzione pubblicata alla Cancelleria comunale di Muralto, aggiunge che le regole devono essere rispettate e valere per tutti.
Solleva censure legate a una presunta insufficienza di parcheggi previsti dal progetto di ristrutturazione e a un, altrettanto presunto, mancato rispetto dei vincoli di protezione ai quali sottostà il Grand Hotel. Ribadisce infine di essere pronto a ritirare l’opposizione “se le criticità che abbiamo individuato saranno risolte”.
Una disponibilità che, però, è soltanto di principio, e non garantisce comunque il rispetto della tabella di marcia prevista dal progetto. Progetto che, tra l’altro, è stato allestito dall’architetto Gianola sulla base delle decisioni dei tribunali riguardanti le precedenti proposte di ristrutturazione mai concretizzate per svariati motivi.
Ma, forse, la principale preoccupazione di Lissi sta nella concorrenza che il Grand Hotel potrebbe rappresentare per il suo albergo. Il Belvedere si propone infatti come “l’unico 4 stelle superior di Locarno” e il Grand Hotel, per scelta di Artioli, sarà proprio un 4 stelle superior. Il timore di Lissi pare emergere da una sua dichiarazione al quotidiano LaRegione, quando dice: “Il turismo locarnese ha bisogno di un 5 stelle aperto tutto l’anno, anche d’inverno”. Un’affermazione buttata là tra le righe che induce a pensare che sia proprio il timore di una concorrenza a livello alberghiero il vero motivo dell’opposizione. Ma non vogliamo fare processi alle intenzioni. Attendiamo che si apra un tavolo di trattativa tra le parti, una sorta di “Conferenza della pace” che possa portare in tempi brevi al ritiro dell’opposizione.