Emozioni così fanno bene a tutto il Ticino calcistico. E anche se il compito è ancora da portare a compimento, grazie Lugano! Essere ticinesi oggi è un po’ più bello
Di Riccardo Vassalli
“If you can dream it, you can do it”. Tradotto: “se puoi sognarlo, puoi farlo”. Non sappiamo se Mattia Croci-Torti abbia il motto di Walt Disney stampato nel suo spogliatoio, ma ci piace immaginare di sì. Perché il “crus”, in fondo, ha costruito il suo DNA e la sua carriera calcistica sullo slogan tanto caro ai motivatori.
Dopo sei anni, il Lugano è in finale di Coppa Svizzera. Un traguardo sognato, ambito, voluto e desiderato. Con le unghie e con i denti. E poco importa se il Lucerna ha risposto due volte a una manciata di secondi dal fischio finale. Molte squadre sarebbero crollate psicologicamente nel subire due reti così. Ma non il Lugano. Non una squadra allenata da Croci-Torti, che di grinta e carattere ne ha da vendere.
Gli occhi lucidi del ‘crus’ a fine partita sono gli occhi di tutti gli innamorati del gioco del calcio. Gli occhi dei sognatori, di chi ci crede sempre a prescindere dalle avversità e quelli di chi ci ha sempre creduto. Sono gli occhi di un Ticino che sogna e spera di rivivere serate simili. Emozioni che chiedono un bis domenica 15 maggio a Berna, teatro della finalissima.
Emozioni così, però, fanno bene a tutto il Ticino calcistico. E anche se il compito è ancora da portare a compimento, grazie Lugano! Essere ticinesi oggi è un po’ più bello.