L'uomo è stato interrogato sulla strage che ha portato alla morte della donna e della adolescente e al ferimento dell'altro figlio. L'uomo era ossessionato da soldi, debiti e spese
MONZA - Ha massacrato la sua famiglia con un cacciavite, anche se del suo arsenale facevano parte anche martello, trapano e coltello. Il figlio è sopravvissuto, niente da fare per moglie e figlia. E non sa perchè.
L'uomo che nel Varesotto ha causato la morte di una donna e di una 16enne è ancora ricoverato presso il reparto psichiatrico del San Gerardo di Monza.
Alessandro Giovanni Maja ha spiegato di aver pensato, anche quella sera, ai suoi debiti. Erano una ossessione. Si tormentava per non poter garantire ai familiari uno stile di vita come quello presente, in futuro. Così ha detto, durante un interrogatorio.
Sarebbe stata quell'ossessione a portare il 57enne a compiere il gesto e poi a provare a togliersi la vita.
Quella sera, ha lavato i piatti dopo aver cenato coi parenti, come sempre. Quando la figlia 16enne e il figlio 23enne si sono ritirati nelle proprie stanze e la moglie a dormire sul divano, lui ha cominciato a vagare per casa. In testa, i suoi debiti e i soldi.
Si sentiva un fallito. "Non so spiegare perchè l'ho fatto", ha ripetuto.
L'uomo ha una azienda di design di interni, la cui maggioranza delle quote apparteneva però alla moglie. Gli utili, secondo un accordo, dovevano servire a finanziare i bisogni della famiglia. Ma gli affari non parevano andare bene, o almeno Maja vedeva grandi difficoltà e riteneva che la donna e i figli spendessero troppo nonostante i problemi.
La sua azienda è anche sospettata di un vasto giro di nero e di affari poco leciti.