Il drammatico racconto di un amico della 19enne deceduta al San Giovanni di Bellinzona, presente insieme a lei al rave di Roveredo
BELLINZONA - È una testimonianza scioccante, quella fornita alla Regione, da un amico della 19enne morta domenica sera all’ospedale San Giovanni di Bellinzona, dopo aver partecipato a un rave party ai piedi della diga della Roggiasca, sopra Roveredo.
Un racconto che fa emergere le ultime drammatiche ore vissute dalla ragazza e da chi era con lei. Comprese le quattro persone che l’hanno lasciata all’ingresso dell’ospedale per poi andarsene.
“Era una bellissima persona - esordisce il testimone - con tante qualità. Purtroppo si è infilata in qualcosa più grande di lei che l’ha uccisa. Avevamo stretto amicizia un anno fa e più volte l’avevo resa attenta sul fatto che le sostanze che negli ultimi tempi consumava sempre più frequentemente, pressoché quotidianamente si può dire, potevano comportare seri rischi per la sua salute. Sto parlando per esempio della ketamina”.
L’amico racconta quindi al quotidiano bellinzonese le ore del rave: “Sabato ci siamo ritrovati sopra Roveredo, dove lei è giunta con altra gente, non con me. Già la sera di sabato tutti abbiamo visto che lei non stava bene. In piedi sulle casse della musica, sembrava addormentata. L’abbiamo fatta scendere e accudita accanto al falò acceso per riscaldarci, viste le temperature molto rigide”.
Una “cura” che però non ha sortito alcun effetto. Siamo domenica. “Nel primo pomeriggio, saranno state le 14, non essendo cambiate le sue condizioni e considerato il suo battito cardiaco sempre più debole, ho insistito sul fatto che bisognava assicurarle un’assistenza adeguata. Bisognava chiamare l’ambulanza. Ne abbiamo discusso, ma purtroppo nessuno dei suoi amici con i quali era salita ha voluto farlo. Il motivo è semplice. Molti di quelli che erano giunti in auto temevano che oltre all’ambulanza salisse anche la polizia e che a seguito di controlli potessero perdere la patente”.
“Alla fine - termina il racconto - alcuni presenti, che io non conoscevo, hanno deciso di caricarla a bordo della loro auto e di portarla da qualche parte, forse all’ospedale. Da lì in poi non ho più saputo nulla, finché ho letto la notizia del decesso. Sono sconvolto”.
La notizia del decesso, avvenuto già domenica sera, è stato confermato lunedì mattina dalla polizia cantonale grigionese. Gli inquirenti, grazie alla videosorveglianza, hanno rintracciato i quattro giovani che hanno trasportato la ragazza all’ospedale. La 19enne si era diplomata al Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano ed era attiva nel mondo dei tatuaggi.