CRONACA
"Mi auguro di poter ricambiare l'affetto". Mamma e figlia possono restare in Verzasca
Khaleda, 32enne afghana, era arrivata un anno fa con la figlia di sette anni, Satayesh. Quando la SEM ha deciso che dovevano andarsene, si sono mobilitate quasi 3'000 persone. E ora la risposta in cui tutti speravano

VERZASCA – Un bel regalo di Natale: Khaleda e Satayesh possono rimanere! Ci sono stati, negli anni, diversi casi di persone che dopo essersi rifugiate in Svizzera si sono costruite una vita qui e poi sono state colpite dalla decisione di allontanamento da parte della SEM, si pensi in ordine di tempo a quello di India. Spesso sono caratterizzati dalla mobilitazione da parte degli amici e dei conoscenti. Ma quasi sempre sono storie in cui i protagonisti vivono qui da tempo. La storia di Khaleda e di sua figlia Satayesh è ancora diversa. La mamma, 32enne, e la figlia di 7 anni sono arrivate in Ticino, in Verzasca, da poco, ma hanno saputo entrare nel cuore della popolazione.

Tanto che quando la SEM, dopo averle rimandate in Slovenia, che era il primo paese europeo ad averle accolte dopo la fuga dall’Afghanistan e da un marito violento e aver detto no alla nuova domanda di asilo una volta tornate in Ticino, in molti si sono mossi per far sentire la loro voce a favore delle due. Le firme raccolte per farle restare in Verzasca sono state 2'719 e il testo rende l’idea di quando le due si siano fatte benvolere.

Della bambina è stato scritto che “Satayesh frequenta la seconda elementare presso l'istituto scolastico di Brione Verzasca. È una bambina intelligente, brillante e molto solare, conosciuta da numerose famiglie. Ha infatti intessuto varie amicizie con i bimbi della valle, sia a scuola, sia al di fuori delle lezioni, grazie anche alle numerose attività extra-scolastiche a cui partecipa con entusiasmo: gioca a calcio nella squadra locale, ha contribuito al mercatino di Natale di Brione Verzasca, si è iscritta ai doposcuola organizzati dai genitori e dalle maestre, così come a due piccoli spettacoli teatrali”.

Positive anche le impressioni sulla mamma, che si è ben integrata: “Khaleda è a sua volta ben inserita nella vita di valle e si vede che le piace il nostro territorio, che ama percorrere a piedi o a corsa, facendo sport. In qualità di sarta si è messa a disposizione per sistemare alcuni vestiti e svolgere piccoli lavori di cucito. Parallelamente a queste occupazioni, si è iscritta a due corsi di italiano, che segue tuttora con impegno e dedizione: essi le hanno permesso di raggiungere un buon livello di comprensione e di comunicazione. Oltre a essere attiva su vari fronti, Khaleda è anche una persona affidabile, generosa e altruista: ha colpito tutti il fatto che si sia messa a disposizione di alcuni anziani e di alcune famiglie con bambini piccoli del posto: li ha aiutati a fare la spesa, è andata a far loro visita, ha preso il loro cane per la passeggiata, tanti piccoli gesti quotidiani, che mostrano che è parte della nostra comunità”.

Nei giorni scorsi, il Tribunale amministrativo federale ha stabilito la sospensione provvisoria dell’allontanamento. Per ora, dunque, mamma e figlia potranno restare in Ticino. Poi si vedrà.

Ma loro intanto gioiscono. “La prima cosa che mi ha chiesto mia figlia guardandomi, è se saremmo rimaste qui in questa valle per sempre. Le ho spiegato che per il momento è una decisione provvisoria ma che ora qualche speranza c’è, grazie al grande sostegno che stiamo ricevendo da parte di tutti”, ha detto la donna a La Regione, dicendo di sperare di poter ricambiare un giorno l’affetto e l’aiuto.

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