L'analisi di Martin Neff, economista capo di Raiffeisen Svizzera: "Inflazione sotto controllo. Il potere d'acquisto delle famiglie soffre meno che all'estero"
SAN GALLO – L'economia svizzera non può sottrarsi al rallentamento della congiuntura mondiale e nel 2023 dovrebbe registrare, con una crescita del PIL dell'1.0 per cento, solo un aumento inferiore alla media. I prezzi elevati dell'energia e le crescenti spese di sostentamento hanno effetti negativi anche in Svizzera. Al contempo, rallenta la dinamica delle esportazioni perché l'elevata inflazione causa presso la maggior parte dei partner commerciali dolorose perdite di potere d'acquisto delle famiglie e frena la congiuntura.
Molte banche centrali dovranno inasprire ulteriormente la loro politica monetaria, poiché non è ancora scongiurato il rischio di tassi d'inflazione persistentemente elevati. In questa situazione il rischio di recessione è decisamente aumentato, in particolare in Europa, fortemente colpita dallo shock dei prezzi dell'energia dovuto alla guerra in Ucraina. In Svizzera, invece, secondo Martin Neff, economista capo di Raiffeisen Svizzera, non vi è rischio acuto di recessione. "Da noi l'inflazione resta sotto controllo per cui il potere d'acquisto delle famiglie, nel complesso, soffre meno che all'estero. Tutta una serie di fattori mantiene l'inflazione più bassa che nei paesi vicini, soprattutto la valuta forte, che consente di attenuare i prezzi elevati delle importazioni", spiega Martin Neff.
È vero che anche per il 2023 si prevede un'inflazione annuale ancora elevata del 2.3 per cento, ma è comunque più bassa dell'anno precedente e, nel confronto internazionale, è pur sempre a un livello estremamente contenuto. Il franco svizzero dovrebbe tendere a rafforzarsi anche quest'anno, continuando a dare un contributo rilevante affinché la pressione sui prezzi non salga ulteriormente. "È quindi probabile che la Banca Nazionale Svizzera aumenti i tassi di interesse solo leggermente", è convinto Martin Neff. Il forte aumento dei prezzi dell'energia non può non lasciare il segno anche tra le imprese in Svizzera, come dimostrano sondaggi di Raiffeisen tra le PMI dell'industria.
Le conseguenze, tuttavia, data la minore dipendenza da petrolio e gas e la generale bassa intensità energetica dell'economia svizzera, sono minori rispetto all'estero. Il consumo privato continua a crescere I consumatori svizzeri, secondo i sondaggi, guardano con pessimismo al nuovo anno. Tuttavia, secondo la valutazione degli economisti di Raiffeisen, la loro situazione finanziaria resta assai stabile nonostante l'inflazione. Salari più elevati contribuiscono inoltre a limitare eventuali ulteriori perdite dei salari reali. Le prospettive sul mercato del lavoro, al contempo, non sono praticamente peggiorate. Anche se l'impegnativo contesto economico e geopolitico riduce la sicurezza di pianificazione, molte aziende prevedono ulteriori assunzioni, in particolare nel settore dei servizi. Infine, anche la crescita demografica e l'immigrazione, costantemente elevate, sostengono il consumo privato. "Nel complesso, quindi, anche nel 2023 il consumo dovrebbe restare un affidabile pilastro di crescita, impedendo così che la Svizzera scivoli in una recessione", riassume Martin Neff.
Non si prevede un altro aumento dei tassi in Svizzera
Nonostante le prospettive dei prezzi sempre moderate, la Banca nazionale svizzera ha cominciato presto, a scopo preventivo, a normalizzare la politica monetaria, permettendo dal 2021 una certa rivalutazione del franco. Se si dovesse arrivare a un indesiderato indebolimento, la BNS può tornare in ogni momento a effettuare acquisti di divise, contrastando in tal modo l'inflazione. Con gli aumenti dei tassi decisi finora, l'obiettivo inflazionistico di medio termine appare ormai vicino. Lo si deve anche al fatto che gli aumenti dei salari sono moderati e non dovrebbero avere effetti secondari. Gli economisti di Raiffeisen prevedono quindi che, a differenza dello sviluppo nell'Eurozona, in Svizzera ci sarà ancora al massimo un piccolo aumento dei tassi di riferimento e che anche i tassi sul mercato dei capitali aumenteranno dunque solo moderatamente. Nel complesso, tuttavia, la sicurezza di pianificazione per le aziende svizzere tornerà solo lentamente quest'anno. "Con il calo della domanda di beni a livello globale la problematica delle catene di fornitura e la carenza di componenti perdono progressivamente incidenza, ma a seconda del modo in cui la Cina abbandonerà la politica zero-Covid, vi è il rischio di nuove difficoltà di fornitura. Ma è soprattutto la crisi energetica a non essere ancora affatto superata", afferma Martin Neff. Anche in settori in cui in linea di principio la quota dei costi energetici è bassa, aumenti dei prezzi come nel 2022 possono rapidamente causare gravi problemi o addirittura fallimenti. Nuove impennate dei prezzi dell'energia sono improbabili, tuttavia nel 2023 prezzi e oscillazioni resteranno elevati. In generale, è probabile che l'economia svizzera resista e cresca leggermente anche nel 2023, anche se la previsione rimane molto incerta.