CRONACA
A due mesi dall'embargo, le vendite russe di greggio all'estero sono scese solo del 5%
La misura non pare penalizzare Mosca, che sfrutta una serie di "navi fantasma", registrate principalmente a Dubai, per ripulire tramite triangolazioni con altri paesi il suo petrolio. E esplodono le esportazioni verso Cina e India

MOSCA - L'embargo sul greggio russo per il momento non ha sortito particolari effetti. Infatti le vendite all'estero sono diminuite davvero di poco e la Russia può far conto su sistemi alternativi per portare il suo petrolio in Europa. Inoltre ovviamente sta continuando a vendere indisturbata a chi non aderisce all'embargo.

Sono dati che emergono da una analisi di Energy Intelligence. 

Per esempio, India, Cina e Turchia continuano a comprare grandi quantitativi di idrocarburi, spendendo anche meno. Per citare qualche numero, l'India ha importato in media 1,4 milioni di barili al giorno di petrolio russo, 400mila in più rispetto a novembre, mentre gli acwusiti cinesi sono di circa 950mila barili al giorno, il 15% in più dei periodi antecedenti l’embargo. 

La Russia ha venduto all'estero dal 5 dicembre, giorno dell'inizio dell'emargo, a 3,1 milioni di barili al giorno, 150mila in meno rispetto ai quantitativi medi giornalieri del periodo gennaio-novembre. Una decrescita, dunque, del 5%, che non intacca le riserve russe da destinare al conflitto armato.

In pratica, i guadagni russi non sono diminuiti. Per contro, i paesi europei acquistano a maggior prezzo.

Tra l'altro, non va scordato che ci sono molte cosiddette "navi fantasma", che sono registrate principalmente a Dubai, che trasportano il greggio russo, "ripulendolo" tramite triangolazioni con altri paesi. In pratica, viene venduto lo stesso, sfruttando altre rotte e navi che, alla registrazione, non paiono essere russe.

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