L’altisonante “Château Colombier” si aggiudica un premio prestigioso con tanto di onori della critica, che ricordano lo sketch di Antonio Albanese sommelier. È uno scherzo, ma davvero basta un vino del supermercato in una bottiglia “ben vestita”?
Prendi un vino da pochi soldi, travasalo in un’altra bottiglia, dagli un nome altisonante, e vinci la medaglia d’oro al concorso Gilbert et Gaillard International Wine Competition di Hong Kong… È uno scherzo, verrebbe da pensare, e infatti di tale si tratta.
Come riporta Gamberosso.it, la trasmissione belga On n’est pas des pigeons, dell’emittente RTBF - con una trovata, va detto, geniale - ha trasformato un “vinaccio” tra i più scadenti dalla catena di supermercati Delhaize (una piquette da 2,5 euro prodotta da vinacce pressate con l’aggiunta di zucchero e acqua, “qualcosa che non si può neanche definire vino”) e con una bottiglia costruita ad hoc con tanto di etichetta fasulla ma d’effetto, recante il nome di una cantina inesistente e dal nome altezzoso “Château Colombier”, si è aggiudicata un premio prestigioso in un concorso internazionale.
“Colore rosso granata brillante. Naso timido che combina frutta a nocciolo, ribes, rovere discreto. Palato soave, nervoso e ricco, con profumi giovani e puliti che promettono una bella complessità. Evoluzione su spezie fini e un tocco di fuliggine. Molto interessante”. Questo il verdetto della scrupolosa commissione di “esperti”. E subito torna alla mente il simpatico sketch di Antonio Albanese che si fingeva sommelier.
Lo scherzo della trasmissione è stato ben congegnato, come raccontano gli stessi autori: “Partecipare al concorso è stato piuttosto semplice. Bisogna inviare il vino tramite pacco espresso, la quota di partecipazione costa 50 euro. Abbiamo scelto il concorso 'Gilbert et Gaillard' perché assegnano medaglie ogni tre mesi. E l’unico controllo che sei tenuto a fare è far analizzare il tuo vino in un laboratorio e provvedere a indicarne le caratteristiche organolettiche, procedura dal costo irrisorio: 20 euro appena. Ma anche in questo caso c’è un modo per imbrogliare; di fatto si può inviare ciò che si vuole”. (GUARDA IL VIDEO)
Messa da parte l’ilarità che la vicenda suscita, viene spontaneo interrogarsi sui criteri di selezione applicati in questi concorsi enologici, o almeno in alcuni di essi. Quali sono davvero i requisiti per vincere l’ambita medaille d’or, se alla fine basta un vino del supermercato in una bottiglia ben “vestita”? E la giuria di esperti sommelier, abituata - ci si aspetta - ad assaggiare e analizzare i più grandi vini del mondo, come può commettere un errore così grossolano? Antonio Albanese almeno distingueva un bianco da un rosso…