Un testimone racconta i momenti successivi allo schianto di un aereo delle Frecce Tricolori che ha colpito l'auto su cui viaggiava una famiglia, causando la morte di una bimba di cinque anni. "Ho sentito un gran botto"
TORINO - Erano disperati perchè sapevano che la loro bambina di cinque anni era ancora dentro la vettura in fiamme. Un testimone racconta il dramma vissuto dalla famiglia la cui auto è stata colpita da un aereo delle Frecce Tricolori ieri vicino all'aeroporto di Caselle.
Il veivolo stava partecipando alla prova per una esibizione, poi annullata, che si sarebbe dovuta tenere oggi, quando il pilota ha lamentato problemi al motore ed è stato invitato a lasciare la formazione. Ma prima di poter atterrare ha perso il controllo ed è riuscito a salvarsi lanciandosi col paracadute. L'aereo ha colpito la macchina con a bordo una famiglia composta da genitori e due figli, per la bambina di cinque anni non c'è stato nulla da fare.
Il bambino di 12 anni ha ustioni su 15% del corpo, i genitori sono a loro volta ricoverati. Il padre parla solo di un gran rumore che avrebbe sentito prima dello schianto, col pensiero rivolto alla figlioletta che non ce l'ha fatta.
“Ho sentito un grande botto dal bagno e quando sono sceso ho visto le fiamme, mi sono avvicinato e ho visto i genitori disperati perché non erano riusciti a tirar fuori la bambina. Un grande dolore” racconta a LaPresse Mauro, un testimone dello schianto.
“Queste cose non dovrebbero succedere, per il divertimento di tanta gente” ha aggiunto l’uomo.
"L'altro bambino era ustionato sulle gambe e sulle braccia, si lamentava, aveva tanto dolore“, è il suo racconto drammatico. "I genitori erano disperati, bruciati anche loro, ma disperati perché sapevano che la bambina era dentro l’auto”.
E il pilota? “Ho visto anche lui, sembrava disperato, poi dopo un quarto d’ora sono arrivati i Vigili del Fuoco, che ci hanno messo almeno 15 minuti a spegnere l'incendio".
L'ipotesi al momento più accreditata è che il problema sia stato causato dall'impatto con degli uccelli. La Procura di Ivrea indaga.