CRONACA
Una pioggia di fischi. Il fantasma del Diavolo, Pioli al capolinea?
Poche idee e spesso confuse. Poca gamba e spesso non reattiva. Il Milan sprofonda con l'Udinese e i tifosi fischiano

MILANO – Una pioggia di fischi. È la perfetta rappresentazione della serata vissuta ieri dal Milan a San Siro. Sotto la pioggia torrenziale, i rossoneri escono sconfitti e confusi. Battuti da un organizzato Udinese e fischiati a fine gara dai propri tifosi, che durante i 90’ non hanno mai smesso di cantare e incitare la squadra.

Sul banco degli imputati, ça va sans dire, ci finisce Stefano Pioli, l’allenatore dello scudetto che in rossonero sembra aver fatto il proprio tempo. Ne sembra ormai convinta anche quella fetta di tifo che ha sempre provato a difenderlo. Ma ieri, come si suol dire, ha piovuto sul bagnato. E non solo per le condizioni atmosferiche che hanno reso lo psicodramma rossonero ancora più amaro. Con forse in testa la partita di Champions League al PSG, Pioli ha cambiato (per l’ennesima volta) il sistema tattico. 4-4-2 “elementare” che di “elementare” ha avuto poco. Uno spaesato Leao non è riuscito a creare il vuoto sulla fascia sinistra. I suoi strappi sono stati spesso e volentieri contenuti da un Ebosele in versione…Leao.

Bocciata su tutta la linea anche la scelta della doppia punta Giroud-Jovic. Se il primo ci ha messo la solita “garra”, il serbo ha dimostrato di essere ancora lontano dai suoi livelli. Se si è visto (14 palloni toccati), si è visto perché ha sbagliato tutto quello che poteva: dai movimenti alle sponde. E i fischi al momento del cambio la dicono lunga.

Ma anche la linea difensiva è apparsa poco ordinata e precisa. Calabria, Florenzi, Thiaw e Tomori hanno rischiato più di quanto il risultato possa suggerire. “Robe da Prima Categoria” suggerivano dagli spalti. E la mediana? Con Krunic che ha giocato a nascondino e Reijnders altrettanto invisibile, la “cabina di regia” non ha girato a dovere. Nemmeno i cambi hanno dato gli esiti sperati: Romero è apparso confuso e poco reattivo al marcio di marcia che doveva dare al Milan, Okafor è per ora la brutta copia di quanto lasciato vedere con la Svizzera e di quando il Diavolo lo ha fatto impazzire con la maglia del Salisburgo.

Pioli cerca rimedi e soluzioni. Il tempo, però, sta per finire. L’ultima striscia negativa simile risale ai tempi di Giampaolo nel 2019. Non proprio un bel ricordo per i tifosi rossoneri.

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