CRONACA
Ilaria, la donna in catene in Ungheria, e quel precedente che la lega al Ticino
La 39enne è sotto processo per aver preso parte all'aggressione di alcuni manifestanti fascisti nel paese magiaro, dove è detenuta da quasi un anno e rischia 24 anni di carcere. Nel 2009 partecipò ai disordini della dogana di Ponte Chiasso

BUDAPEST - Le immagini dell'insegnante italiana Ilaria Salis, detenuta da quasi un anno in Ungheria, ammanettata mani e piedi al processo dove deve rispondere delle accuse di aver partecipato agli scontri avvenuti durante un corteo che radunava gruppi neonazisti e di aver aggredito due manifestanti, hanno suscitato grande indignazione in Italia. Dal passato della donna spunta ora anche un episodio a Ponte Chiasso.

Infatti, non sarebbe nuova alla partecipazione a eventi pubblici in chiave anti nazista e fascista, con ripercussioni dal punto di vista della giustizia. Ora in Ungheria è sotto processo per aver, secondo l'accusa, fatto parte di un gruppo di persone a volto coperto che hanno aggredito con dei manganelli i manifestanti. In realtà, i due simpatizzanti di destra che avrebbe ferito non hanno mai sporto denuncia e lei è stata fermata non sul momento ma poche ore più tardi su un taxi. 

Rischia una pena di oltre vent'anni, però, decisa a dimostrare la sua innocenza, ha rifiutato il patteggiamento che gliene offriva 11. Infatti, la richiesta a suo carico è di otto anni di carcere per lesioni personali, otto per appartenenza a una organizzazione antifascista internazionale. Dato che si tratterebbe di due reati cumulati, per ciascun reato si deve aggiungere il cinquanta per cento della pena prevista. La somma sarebbe di ventiquattro anni complessivi.

Sin da subito la 39enne ha denunciato il trattamento in carcere, denunciando di non aver potuto sentire i parenti e i legali in Italia e di non aver avuto a disposizione i mezzi per pulire la cella e beni primari come assorbenti, sapone e carta igienica, oltre che di essere nutrita in modo non adeguato. È stata portata in aula con le mani e i piedi ammanettati. Diverse le voci dall'Italia che hanno urlato a una violazione dei diritti umani, perchè il modus operandi delle forze dell'ordine causerebbe umiliazione alla detenuta, sebbene Orban abbia dichiarato che in Ungheria è la prassi.

Dal passato della Salis spunta ora un episodio legato al Ticino. Era il 2009 e a L'Aqula era in corso il G8. Una quarantina di persone, di cui alcune provenienti anche dal Ticino, si erano schierate a piedi davanti alla dogana di Ponte Chiasso per bloccare l'entrata e l'uscita dalla Svizzera di mezzi e auto. La Polizia per liberare la strada aveva caricato i presenti, a quel punto era iniziata una colluttazione con spintoni e bastoni. 11 tra i manifestanti erano finiti sotto processo, tra cui l'insegnante monzese. Solo 4 sono stati condannati, lei è stata assolta.

Pare non sia l'unica circostanza in cui ha avuto problemi con le forze dell'ordine per aver partecipato a azioni anti destra, è stata assolta anche per la distruzione di un gazebo leghista nel 2017. Ora, in Ungheria, potrebbe dover passare quasi venticinque anni in carcere. L'Italia sta cercando un modo per riportarla a casa, si pensa a cercare di arrivare in fretta a una condanna e poi all'espulsione dal paese, mentre l'estradizione al momento non sembra possibile perchè nel suo paese di origine non ha ricevuto condanne. 

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