Le considerazioni al Corriere del Ticino di Edy Gaffuri, 42 anni di servizio in polizia, sull'intervento dei poliziotti della comunale di Lugano durante la rapina in via Pessina
LUGANO - Continua a far discutere l’intervento dei due agenti della polizia comunale di Lugano che hanno sventato la rapina della gioielleria in pieno centro cittadino. In particolare il colpo di pistola “partito” all’agente durante lo scontro fisico con uno dei quattro malviventi che stava cercando di scappare.
Il Corriere del Ticino ha intervistato stamane Edy Gaffuri, 42 in polizia, prima come gendarme, poi come istruttore e ufficiale dei reparti speciali e infine alla testa della Gendarmeria del Mendrisiotto. La testimonianza di Gaffuri, oltre che per la grande esperienza, è particolarmente interessante perché a lui è toccato utilizzare l’arma in servizio.
“La cosa più pericolosa - dice - è arrivare quando la rapina è in corso. Quando si riceveva la chiamata si correva sul posto, incrociando le dita e sperando che i rapinatori fossero già in fuga. Se ci caschi dentro non puoi chiedere il time out “. “L’addestramento e le regole di ingaggio - aggiunge - ti portano fino a lì, poi sono il tuo vissuto e la tua esperienza a farti agire in pochi secondi: capire chi sta facendo cosa, chi è armato e che cosa potrebbe succedere. Molti ritengono che gli agenti debbano essere cinture nere di karate o tiratori olimpionici: certo, la prestanza fisica e il saper usare l’arma sono importanti, ma non è quello che ti fa svolgere bene il lavoro”.
Sul comportamento tenuto dagli agenti di Lugano, Gaffuri afferma: “Si è trattato di un intervento “sporco” e come lo sono quasi tutti gli interventi “reali”, ben diversi da quelli simulati in addestramento o nelle giornate delle porte aperte”. Un intervento che per l’esperto poliziotto si è svolto in modo sostanzialmente corretto.
E in merito al colpo esploso durante lo scontro con il rapinatore, precisa: “È vero, non dovrebbe succedere; ma dire che ha sbagliato tutto in una colluttazione di quel genere non sarebbe corretto. Non dimentichiamo che quel giorno c’erano solo i due agenti contro i rapinatori armati. Non c’erano i reparti speciali con i rinforzi. La situazione richiedeva di agire rapidamente. Il mio plauso va a loro e a tutti gli agenti di pattuglia che ogni giorno sono in prima linea”.