CRONACA
La criptovaluta di Trump affonda: guadagna solo lui, perdite per 800mila investitori
Lanciata nel giorno del giuramento, la moneta digitale $Trump ha attirato miliardi prima di crollare del 60%. Gli investitori perdono, mentre la Trump Organization incassa milioni in commissioni

STATI UNITI – Ha debuttato sulle piattaforme finanziarie nei giorni dell’insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti. Si chiama $Trump ed è la criptovaluta che porta il nome dell’ex tycoon, con tanto di simbolo che ritrae il presidente, pugno alzato e l’invocazione "Fight, Fight, Fight", la stessa urlata il giorno del tentato attentato a Bethel Park, Pennsy lo scorso luglio.

Scambiata inizialmente poco sotto i 42 dollari, ha rapidamente attirato miliardi di investimenti, raggiungendo un picco di 75 dollari per una capitalizzazione di oltre dieci miliardi. Ma, come accade spesso nel mondo delle criptovalute, l’ascesa è stata seguita da un crollo verticale. Oggi $Trump vale 16,96 dollari, segnando un tonfo del 60% rispetto al prezzo iniziale di scambio.

La ragione? La stessa che rende instabili tutte le criptovalute: non c’è alcun valore reale a sostenerle, nessuna attività economica concreta a garantirne la solidità. Il loro valore dipende esclusivamente da quanto gli investitori sono disposti a pagare in un determinato momento. E in questo caso, il prezzo è sceso vertiginosamente, lasciando sul campo centinaia di migliaia di utenti.

Secondo la società di analisi Chainalysis, circa 800mila investitori avrebbero perso complessivamente due miliardi di dollari. Una pioggia di denaro che, in buona parte, è finita nelle tasche di chi ha saputo vendere prima della tempesta e, soprattutto, dell’entità che ha messo sul mercato la moneta digitale: la Trump Organization e i suoi partner. Solo in commissioni di transazione, l’emittente ha incassato circa cento milioni di dollari. In altre parole, ogni dollaro guadagnato dalla società corrisponde a una perdita di 20 dollari per gli investitori.

Ma chi pagherà il conto di questa vicenda? Probabilmente nessuno. Il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), l’ente statunitense nato per proteggere i cittadini da frodi finanziarie dopo la crisi del 2008, di fatto non esiste più. La "motosega" di Elon Musk e i tagli di Trump lo hanno smantellato, con il licenziamento del direttore Rohit Chopra e la nomina di un facente funzione, Russell Vought, che ha chiuso le attività e invitato i dipendenti a non presentarsi più al lavoro.

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