Vertice a Berna tra la ministra, la Deputazione e il presidente del Governo. Dopo la chiusura dei giorni scorsi, la ministra è apparsa più possibilista sulla principale richiesta ticinese. Regazzi: "Pretendiamo soluzioni concrete entro maggio"
di Ilary Bucci
BERNA – Si è svolto questa mattina a Berna l’incontro, a cui ha preso parte anche il presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli, tra la Deputazione ticinese alle federali e la ministra Eveline Widmer-Schlumpf e il segretario di Stato Jacques de Watteville.
Un incontro che è stato “sostanzialmente positivo”, come ci racconta il presidente della Deputazione Fabio Regazzi: “È servito a fare il punto della situazione. Chiaro, dal profilo pratico non si è risolto ancora niente, ma non lo si poteva nemmeno pretendere: non è con un solo incontro che si possono risolvere problemi così complessi. Ma, dicevo, è stato comunque positivo perché ci ha permesso di sapere che le trattative con l’Italia sono riprese in modo intenso: ieri infatti le parti si sono trovate dedicando la giornata intera al tema”.
Primo contatto con il Governo Renzi
Data la natura complessa, rimarcata anche in occasione della visita ticinese della ministra delle finanze, informazioni dettagliate su quanto discusso per il momento non vengono ancora rivelate. “Non ci sono stati certamente progressi significativi – spiega Regazzi –. Quello di ieri è stato solo un primo incontro con la nuova compagine scaturita dal Governo Renzi ed è chiaro che vi sono ancora alcune divergenze, anche importanti, tra i due partner”.
Un primo segnale positivo potrebbe però già esserci, Regazzi aggiunge infatti che “la volontà e la determinazione espressa da parte dei nostri rappresentanti è quella di arrivare a stabilire i punti cardine del futuro accordo entro fine maggio, momento in cui, anche se non ancora del tutto sicuro, Napolitano dovrebbe venire in visita in Svizzera. I problemi da affrontare sono molto complessi e bisogna tener conto di una vasta gamma di variabili che non facilitano certo il lavoro, allo stesso tempo non si può sottovalutare le implicazioni di possibili azioni che la Svizzera potrebbe portare avanti, come la disdetta dell’accordo sui frontalieri”.
Fra i temi affrontati infatti, l’argomento cardine dell’incontro non poteva che essere la denuncia dell’accordo sui frontalieri, soprattutto dopo la secca risposta contraria data durante l’ora delle domande di lunedì scorso. La consigliera federale, ricordiamo, aveva dichiarato che l'accordo del 1974 tra la Svizzera e l'Italia sull'imposizione dei lavoratori frontalieri non può essere disdetto poiché “non prevede una clausola di denuncia autonoma”. La ministra delle finanze aveva inoltre precisato che l'intesa è “parte integrante della convenzione per evitare la doppia imposizione”.
L'apertura di Widmer Schlumpf
Insomma, Eveline Widmer Schlumpf sembrava aver risposto picche a una richiesta ritenuta di fondamentale importanza in Ticino. In questo senso però, qualcosa sembrerebbe muoversi e il ‘no’ potrebbe esser meno categorico del previsto. Ci spiega infatti Regazzi che il Consiglio federale si è detto disposto a valutare le implicazioni di una eventuale disdetta dell’accordo: “Dalle parole della ministra, sembrerebbe che questa opzione non sia più esclusa a priori e che stiano approntando valutazioni approfondite su cosa comporterebbe un passo del genere (che, non nascondiamolo, non dà la certezza di risolvere il problema) e le sue implicazioni, che sono piuttosto delicate e potrebbero causare un effetto domino difficilmente gestibile; di questo bisogna esser coscienti. Denunciare l’accordo porterà a delle conseguenze e su questo dicono di voler lavorare per esser pronti”.
Dall’incontro di oggi emerge quindi un atteggiamento più possibilista nei confronti delle richieste del Ticino: se con le trattative non si giungerà a una soluzione entro fine maggio (“E, nel caso ci sia, bisognerà anche capire se andrà bene”, sottolinea Regazzi), il Consiglio federale potrebbe valutare un cambio di strategia passando a soluzioni concrete come la denuncia dell’accordo sui frontalieri. “Questo è sicuramente un passo avanti rispetto alla situazione precedente”, commenta Regazzi.
"Pretendiamo soluzioni concrete entro maggio"
“Dal canto nostro – aggiunge –, abbiamo comunque fatto capire in modo molto chiaro alla ministra Widmer-Schlumpf che, anche se come deputazione capiamo le difficoltà e riconosciamo l’impegno profuso, a breve devono uscire soluzioni concrete. Altrimenti la situazione in Ticino potrebbe diventare ancora più calda. Siamo disposti ad attendere fino a fine maggio, non oltre. E in quel momento sul tavolo dovrà esserci un cambiamento che sia soddisfacente, non bastano più soluzioni ‘tanto per’. E ancora più chiaramente abbiamo fatto capire che non vengano a dirci arrivati a maggio che si rimanda ancora: accadesse, non saremo più disposti ad accettarlo e non sarebbe più gestibile di fronte alla popolazione ticinese”.
Padroncini, IVA e notifiche online: qualcosa si muove
Questo certamente il tema più critico discusso e per cui non resta quindi che attendere l’evolversi della situazione. Ma nell’incontro odierno, l’accordo sui frontalieri non è stato il solo protagonista. Le due parti hanno affrontato anche la regolarizzazione degli evasori, il discorso black list, nonché l’IVA per i padroncini e le notifiche on line. E anche su quest’ultimi temi arriva un segnale positivo: “Per l’IVA il Consiglio federale ci ha preannunciato che a breve sarà pronta una proposta concreta di attuazione, mentre per le notifiche on line stanno prendendo in considerazione anche loro una correzione rispetto alla prassi attuale”.
“Ci sono quindi altre misure fiancheggiatrici – aggiunge – certamente utili ma che intervengono su aspetti parziali. Nell’incontro odierno, contrariamente a quanto si ritiene, la ministra Widmer-Schlumpf e il segretario de Watteville hanno comunque dimostrato di conoscere i nostri dossier e di esser quindi consapevoli dei problemi del Ticino e della sua necessità di soluzioni”.
Infine, aggiunge Regazzi: “Un’ultima rassicurazione avuta dalla ministra è che uno dei prossimi posti vacanti disponibili in seno alla FINMA (l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari) sarà appannaggio di un ticinese e questo dovrebbe avvenire entro la fine del corrente anno. Trovo che sia un altro segnale positivo”.