Il municipale di Lugano ribatte alle critiche rilanciate dalla raccolta firme: “Servono sì soluzioni tecniche, ma è un discorso complesso: tocca la filosofia del muoversi e anche il futuro che vogliamo per la nostra Città"
LUGANO – Sono trascorsi due anni dalla sua attuazione, ma lamentele e critiche, ‘ufficializzate’ anche con l’inoltro di dieci interpellanze e interrogazioni, si susseguono ancora. Il PVP non piace a tutti, anzi “non soddisfa i cittadini contribuenti” come titola la petizione lanciata giovedì che vuole spronare il Municipio di Lugano ad intervenire. Angelo Jelmini, titolare dell'Area dello Sviluppo territoriale, che è anche quindi il porta vessillo del piano viario e parafulmini delle critiche, contattato da Liberatv per un commento tiene però subito a mettere i puntini sulle i.
La petizione, sottolinea infatti, è in realtà “molto specifica. Non mette in discussione l’intero PVP, ma chiede di riesaminarne una piccola parte, focalizzata nel centro cittadino”. Il Piano Viario del Polo Luganese, come suggerisce anche il nome, interessa un’area ampia composta da ben 14 Comuni (ossia la città di Lugano e la fascia circostante), suddivisa, dal profilo organizzativo, in 5 comprensori. Ebbene, aggiunge Jelmini, “la raccolta firme riguarda il comprensorio numero 1, quello del centro cittadino e per la precisione un gruppo specifico di 8 strade che fanno parte del nucleo centrale nel cuore di Lugano. Un quadrilatero che corrisponde a un’area pari al 2 o 3% dell’intero PVP, che mostra quindi, in generale, di funzionare discretamente. Il malcontento è localizzato”.
Detto ciò però, sottolinea Jelmini, la petizione riporta l’attenzione su alcuni dei nodi ancora da sciogliere, peraltro già identificati nel rapporto stilato dai tecnici del PVP, pubblicato a dicembre. Fra questi certamente vi è la situazione venutasi a creare in corso Elvezia, “ancora troppo carico, soprattutto all’altezza dell’incrocio con via Bossi e Canonica. Punto questo su cui il Municipio ha già deciso da tempo di intervenire, ma la cui soluzione (l’inversione di Via Canonica) è purtroppo bloccata da un ricorso pendente”.
La petizione chiede di valutare, per la zona del centro, nuove alternative volte a migliorare il flusso del traffico, prendendo anche in considerazione il ripristino della situazione precedente. “Con i nostri tecnici abbiamo già fatto un’analisi delle varie alternative e abbiamo chiesto di svilupparne altre; Il Municipio ha anche previsto il coinvolgimento di ulteriori esperti. In realtà siamo avanti e stiamo già facendo le valutazioni chieste dalla petizione: l’esecutivo è conscio delle criticità sollevate e determinato ad affrontarle. Ricordiamoci però che la limitazione del traffico di transito attraverso il nucleo storico introdotta dal PVP ha permesso il potenziamento del trasporto pubblico e lo stanziamento di un sussidio federale di oltre 200 milioni per la realizzazione della Galleria Vedeggio Cassarate: dobbiamo dunque considerare attentamente e seriamente il rischio di rimborso, anche solo parziale, di questi finanziamenti e soprattutto la messa in crisi del funzionamento della rete di trasporto pubblico.”.
Distinguo che però, facciamo notare, soprattutto per quanto riguarda l’entità del malcontento, tratteggiano un quadro ben diverso da quello a tinte fosche dipinto dalle critiche riemerse ora con la raccolta firme. Come ha dichiarato il consigliere comunale Peter Rossi, durante il lancio della petizione, “il piano viario ha generato un traffico parassitario e disordine, piace a pochi e sulla bilancia ha portato più costi che benefici e che ha generato più inquinamento”.
“Queste sono valutazioni che, fatte salve le situazioni di cui abbiamo già detto, non condivido – risponde Jelmini –. E posso far riferimento a dati oggettivi. In primis, questi dimostrano che i tempi di percorrenza nei momenti di traffico di punta sono migliorati per circa il 30% dei percorsi (nessuno è peggiorato), che l’utilizzo dei posteggi del centro prima e dopo l’apertura della Vedeggio-Cassarate è aumentato leggermente e che su numerose strade il traffico è diminuto. Altro dato interessante è quello fornito dalla Posta, situata appunto dove non si arriva più con l’auto. Ebbene ci è stato confermato che l’affluenza è rimasta stabile. La gente quindi in centro arriva. La sola TPL ha registrato nel primo anno e mezzo di attuazione del PVP un aumento di 1'110’000 passeggeri e, nel 2014, di ulteriori 700mila. Questo porta a un totale di quasi 12 milioni di persone trasportate in un anno, 31 mila delle quali arrivano ogni giorno alla Pensilina Botta. Sono cifre che dimostrano come il centro continua ad essere molto frequentato”.
Eppure, proprio sulla frequentazione del centro sono molti i negozianti che hanno qualcosa da ridire. Uno dei gridi d’allarme lanciati a motivazione della petizione riguarda appunto gli effetti sui commerci del PVP, accusato di aver messo in ginocchio i negozianti: insomma, se non si agisce, Lugano si svuoterà e i servizi si sposteranno altrove, facendola ‘morire’.
“Il Municipio è in contatto regolare con i rappresentanti delle associazioni commerciali, che incontrerà nuovamente questo mese. Faccio notare che proprio negli scorsi giorni è stata espressa sui media moderata soddisfazione per le vendite prima e durante le festività natalizie. Certo, la situazione non è rosea, sappiamo tutti che l’attuale periodo di crisi influisce sulla disponibilità finanziaria di molte persone e se uno frequenta i commerci luganesi, questo discorso lo sente sollevare spesso. Non è solo quindi una questione di arrivare o meno con l’auto in centro, dobbiamo esserne consapevoli: non possiamo attribuire tutti i problemi della nostra economia al PVP”.
In chiusura quindi, torniamo alla causa del problema: le criticità mostrate dal PVP in quel “quadrilatero di 8 vie” al centro della petizione: Jelmini, lei conferma sono tematiche già note al Municipio e che per questo aveva già intenzione di chinarvisi con ulteriori studi. A quando, le chiedo perciò, una risoluzione vera e propria?
“La vera causa dei problemi di fluidità è l’esponenziale crescita dei veicoli in circolazione che portano la nostra rete stradale con sempre maggior frequenza alla saturazione: è un fenomeno che ritroviamo in tutti gli agglomerati urbani. Qui si tratta senz’altro di trovare anche soluzioni tecniche, ma è altrettanto importante essere consapevoli che siamo noi stessi a generare il forte volume di traffico e quindi non possiamo prescindere da un adeguamento del nostro modo di spostarci: il discorso non è semplice. Per tornare al nostro centro città: c’è soprattutto un nodo molto importante e delicato da valutare, che sono le vie Magatti e della Posta. Due strade che prima servivano per l’attraversamento del nucleo storico e da collegamento verso il lago parallelamente a corso Elvezia e che oggi sono, secondo il piano regolatore, area pedonale. Andranno riqualificate di conseguenza e prossimamente verrà attuata la loro sistemazione provvisoria in attesa che il miglioramento delle finanze cittadine permetta di dare loro la medesima qualità di via Nassa e Piazza Riforma. Ma proprio qui viene chiesto dalla petizione di valutare il ripristino della situazione antecedente e quindi la loro riapertura al traffico. Tecnicamente si può fare tutto (certo non a costo zero e non senza conseguenze) ma è questo che vogliamo per il futuro della nostra città? Questo è un esempio che ben dimostra quanto la discussione in corso non sia solo tecnica, ma anche politica e riguarda la visione che vogliamo avere del centro cittadino. C’è chi vuole un nucleo storico attraversato dalle auto e chi, come me, non ne ho mai fatto mistero, lo vede pedonalizzato, riqualificato e quindi attrattivo e interessante anche per i commerci della zona e per la vivibilità del centro”.
Alla base di tutto c’è insomma anche un discorso di filosofia del muoversi: “La mobilità può sì migliorare grazie al lavoro e alle scelte istituzionali, ma deve avvalersi anche del nostro personale contributo: optando per una riduzione anche solo parziale della mobilità individuale a favore di un maggior utilizzo dei mezzi pubblici e del car sharing, si può lasciare più spazio a chi è invece obbligato ad usare l’auto e quindi rendere il traffico più fluido. Insomma, quello su cui dovremmo riflettere un po’ di più è questo: le istituzioni devono ricercare le soluzioni tecniche più appropriate, che non hanno però poteri magici contro i volumi di traffico che creano saturazione (circa 300'000 sono attualmente i movimenti giornalieri nell’area del PVP), dunque è imprescindibile ripensare il nostro modo di muoverci”.