BELLINZONA – Giovedì 23 aprile si insedia il nuovo Consiglio di Stato. La cerimonia, presieduta dal presidente del Tribunale d’appello, Mauro Ermani, inizierà alle 10. Poi i ministri si riuniranno nella prima seduta della nuova legislatura e si ripartiranno i dipartimenti. Nella prima fase, quella del “mi piacerebbe”, si andrà in ordine di età e, subordinatamente, di anzianità di servizio. La prima parola spetterà dunque a Paolo Beltraminelli, seguito da Manuele Bertoli, Norman Gobbi, Claudio Zali e dal neo eletto Christian Vitta.La regola stabilisce che chi già dirige un dipartimento può tenerselo. Insomma, ha una sorta di diritto di prelazione.Quindi, a meno che Zali rivendichi l’unico dipartimento libero, il DFE, non ci saranno sconvolgimenti rispetto al quadriennio passato. Lo scenario più probabile è DI e DT a Gobbi e Zali, DSS a Beltraminelli, DECS a Bertoli e DFE a Vitta, che non ha nascosto il desiderio di riprendere il dipartimento che per otto anni è stato diretto da Laura Sadis. In queste ore ci sono state le prime riflessioni e i ministri leghisti sembrano intenzionati a restare dove sono: Gobbi alle istituzioni e Zali al territorio. Dipartimento che farebbe gola a Beltraminelli, ma che potrebbe rientrare in gioco solo se Zali vi rinunciasse per prendere le finanze. Si riproporrà dunque, anche se in condizioni molto diverse, la questione di quattro anni fa: la Lega, come partito di maggioranza relativa in Governo intende assumersi la responsabilità del DFE? Come detto, allo stato attuale pare di no. Anche perché i quattro ministri rieletti sono in carica solo da quattro anni (Zali da un anno e mezzo soltanto) e hanno avviato riforme che nella prossima legislatura dovranno essere portate a termine. Una volta ripartiti i dipartimenti il Consiglio di Stato dovrà programmare una clausura per discutere le linee direttive e il piano finanziario. In quell’ambito verrà fatta una riflessione su eventuali riassetti delle aree dipartimentali (si è parlato per esempio di scorporare le finanze dall’economia, ma è solo un’ipotesi). È chiaro che, a 23 anni dalla famosa “riforma del Lago d’Orta”, che ridusse i dipartimenti da 11 a 5, è necessario rivedere l’organizzazione dei vari settori amministrativi e chiedersi se quel modello sia ancora attuale. emmebi