Intervista a tutto campo con il capogruppo PPD candidato alla leadership del partito: "Filippo Lombardi? È un generoso ma è ancorato agli entusiasmi giovanili pro Europa. La Libera circolazione sta creando grossi problemi sociali in Ticino come all'interno dell'UE. Ma dico "no" al fanatismo anti-europeo che taluni esprimono e che ci danneggia"
di Andrea Leoni
Fiorenzo Dadò, se fosse eletto presidente del PPD quali sarebbero le prime tre cose che farebbe?
"Innanzitutto formerei una squadra di persone in grado di rappresentare tutte le sensibilità del partito e delle regioni del Cantone. Ma soprattutto vorrei al mio fianco persone motivate e non compiacenti. Un presidente ha bisogno di amici e di gente schietta che dica sempre quello che pensa senza nessun tipo di riverenza, solo per farti piacere. La seconda cosa che farei è girare il Ticino per confrontarmi con le persone del PPD attive sul territorio: nelle sezioni, certo, ma anche nei Municipi, nei Consigli Comunali, nei sindacati e nelle aziende. Infine, terzo punto, mi impegnerei per impostare un modo diverso di comunicare. Attualmente, infatti, il modo di comunicare del nostro partito non è efficace ed è sotto gli occhi di tutti che non riesce a raggiungere la gente".
La comunicazione è uno dei tasti su cui ha battuto di più in queste settimane di campagna elettorale interna. Nel concreto cosa vuole cambiare?
"Non si può pensare di fare rivoluzioni perché comunicare costa e costa molto. Le nostre risorse sono limitate e non possiamo lanciarci in progetti megalomani. Quindi innanzitutto verificherei se queste risorse sono utilizzate bene o se potrebbero essere utilizzare meglio. Dopodiché, con un gruppo di persone, bisognerà elaborare una nuova strategia con un unico obbiettivo: esprimere posizioni chiare sui temi. Il che non vuol dire criticare ma soprattutto saper proporre. Il gruppo parlamentare lo ha dimostrato anche di recente presentando due controprogetti: uno sull'iniziativa anti-dumping (che è stato accolto dal popolo) e uno su "Prima i Nostri".
D'accordo, ma come si conciliano attori con una forte personalità come quelli che lei vuole accanto, con l'esigenza di comunicare in maniera diretta e, immaginiamo visti i tempi, in modo rapido?
"Si concilia con l'affiatamento all'interno della squadra. Io l'ho già sperimentato, credo con successo, all'interno del gruppo parlamentare. Investendo nei rapporti personali, si conoscono le sensibilità delle persone con cui lavori. E questo ti permette di muoverti più rapidamente. Inoltre, se all'interno della squadra c'è affiatamento, si crea anche un clima di fiducia grazie al quale un presidente può muoversi in maniera più libera, senza incorrere nel pericolo di essere smentito un attimo dopo. Fare il presidente è un compito che non può durare troppo a lungo. Perché è un ruolo che ti logora e che ti impone delle rinunce. Rinunce che io sono disponibile a fare. Tutti sanno del mio amore per la montagna: so bene che se sarò eletto dovrò accantonare in parte questa mia passione".
Le giro una sensazione che mi sembra di aver colto. Annusando l'aria di casa vostra si ha come l'impressione che chi ricopre incarichi istituzionali di un certo livello preferisca Filippo Lombardi. Una presidenza che darebbe maggiori garanzie di stabilità e di conservazione (anche delle cariche). Il cambiamento che la sua candidatura incarna, insomma, potrebbe mettere in discussione determinate posizioni. È una sensazione che ha percepito anche lei?
"No, io non l'ho percepita. Se un politico svolge bene il suo lavoro non ha nulla da temere. Dovrebbe anzi essere felice se qualcuno propone formule nuove per il futuro del nostro partito. Se il PPD tornerà a contare qualcosa in questo Cantone sarà un bene per tutti. Nessuno è indispensabile e nessuno è lì in eterno: vale innanzitutto per me che attualmente svolgo il ruolo di capogruppo. Penso che chi sarà chiamato ad eleggere il nuovo presidente dovrà soprattutto pensare a chi verrà dopo di noi e a quale partito vogliamo lasciargli. Non a conservare l'esistente per calcoli personali".
Mi dica un pregio e un difetto di quello che tutti indicano come il suo principale concorrente: Filippo Lombardi.
"Filippo Lombardi è un generoso e ho potuto constatarlo in questo anno e mezzo in cui abbiamo lavorato a stretto contattato. Se devo evidenziare una differenza rispetto al mio approccio politico, penso che Filippo sia ancora troppo ancorato ai suoi entusiasmi giovanili pro Europa. Entusiasmi che, purtroppo, non hanno trovato riscontro nella realtà. Il progetto dell'Unione Europea non sta infatti producendo gli effetti sperati dai fondatori, al contrario sta alimentando dei grossissimi problemi sociali. In particolare allargando la divisione tra ricchi e poveri".
E veniamo dunque proprio al tema dell'Europa. La sua posizione sulla Libera Circolazione è nota a tutti e da molto tempo. Se dovesse essere presidente come concilierà questa suo approccio critico con la presidenza di un partito che raccoglie orientamenti diversi su questo tema?
"Premetto che questi sono temi nazionale e la linea politica sull'Europa la decide il PPD svizzero. Se fossi eletto presidente, tuttavia, dovrei occuparmi dei problemi che la Libera Circolazione provoca in Ticino. La realtà è abbastanza chiara: abbiamo migliaia di nostri concittadini in età lavorativa che non hanno un'occupazione e che vivono a stento grazie a qualche sussidio. Questa situazione è inaccettabile! Un partito come il mio deve occuparsi con determinazione di questo tema per ridare innanzitutto dignità alle persone. Per consentire ai ticinesi di vivere in maniera più serena, bisogna innanzitutto garantirgli un lavoro. E qualche passo lo abbiamo fatto con il gruppo parlamentare, ad esempio con il controprogetto all'iniziativa anti-dumping. Ma tornando al punto: la Libera circolazione, non solo in Ticino ma anche all'interno dell'Unione Europea, sta creando problemi grossi, in certi casi sta quasi affamando la gente. Le ripeto quel che le ho già detto in passato. In un mondo ideale potrebbe funzionare molto bene ma noi non viviamo in un mondo ideale. E non possiamo pensare di togliere tutte le serrature dalle nostre case, sperando che nessuno entri a prendersi quel che c'è. Detto questo vorrei sottolineare che la mia critica è contro uno dei diversi accordi bilaterali, la Libera circolazione per l'appunto. Non condivido per nulla il fanatismo anti-europeo che taluni esprimono e che ci danneggia. L'Europa è un nostro partner, viviamo in Europa, e in ogni caso dovremo continuare a lavorare per mantenere dei buoni rapporti con i nostri vicini di casa".
E a proposito di "buoni rapporti" veniamo a quelli con il PLR. Sappiamo che Lombardi, soprattutto finché c'è stata la presidenza Cattaneo, ha spinto molto su un legame stretto fra i due partiti di centro. Arrivando a ipotizzare delle vere e proprie alleanze elettorali, se non proprio delle ipotesi di fusione. Se diventasse presidente che linea avrebbe su questo punto?
"La mia collaborazione con i liberali è molto buona e lo si vede in Gran Consiglio. Cattaneo, Vitta e Farinelli sono persone serie con le quali si può lavorare bene. Questo però non toglie il fatto che se sarò presidente il mio compito principale sarà quello di dare slancio al mio partito. Non è tempo di fusioni ma di collaborazione. Poi in futuro si vedrà…".
E con la Lega?
"La Lega è un partito come gli altri anche se cercano ancora un po' di camuffarsi. È un partito che attualmente vive grosse difficoltà di coerenza e di coesione interna. Ma io, se sarò scelto, non sarò un presidente contro qualcuno. La mia volontà è quella di collaborare con tutti, Lega compresa, a patto però che ci sia serietà. In ogni caso, lo dico chiaramente: il nostro partito non deve avere nessuna paura a dire quando la Lega sbaglia. Sono finiti i tempi della paura. E il Mattino scriva pure quello che vuole".
Infine, glielo chiedo "brutalmente": quante possibilità pensa di avere?
"Credo di avere buone possibilità".
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