Il Consiglio di Stato si esprime contro la proposta di riforma presentata dai due due deputati di Arealiberale: "Diciamo "no" anche perché vogliono parificare scuole pubbliche e private"
A parere dei promotori, l’iniziativa intende migliorare le condizioni strutturali della scuola ticinese grazie a una serie di modifiche alla Legge della scuola (Lsc). Pur riconoscendo agli iniziativisti l’intenzione di voler contribuire attraverso proposte concrete ai processi di innovazione scolastica attualmente in corso, in particolare alla riforma della scuola dell’obbligo «La scuola che verrà», nel proprio rapporto il Governo esprime numerose riserve sulle modifiche normative contenute nell’iniziativa.
La prima obiezione, di tipo formale, si riferisce alla scelta degli iniziativisti di introdurre nella Legge una serie di modifiche legislative che riguardano unicamente la Scuola media; la Lsc, tuttavia, è la norma di riferimento per tutte le scuole ticinesi non universitarie, obbligatorie e postobbligatorie. La seconda riserva riguarda invece la ridefinizione dello statuto delle scuole private, che secondo l’iniziativa sarebbero a ogni effetto parificate alle scuole pubbliche, beneficiando di finanziamenti senza tuttavia essere sottoposte a un regime di autorizzazione in base al fabbisogno.
Sul piano pedagogico, gli iniziativisti intendono infine consentire al sistema scolastico di estendere a tutte le materie la differenziazione strutturale attualmente operata attraverso i corsi base e attitudinali. Una misura che contraddice la politica scolastica cantonale degli ultimi decenni e ignora i più recenti risultati della ricerca internazionale (compresi quelli recentemente pubblicati nell’ambito dello studio PISA), che mettono in evidenza l’impatto negativo, in termini di equità, dei sistemi segregativi come quello proposto.
A questo proposito va ricordato che il progetto «La scuola che verrà» si muove in direzione esattamente opposta, proponendo l’abolizione dei due corsi attitudinali e di base (matematica e tedesco) che ancora esistono nel nostro sistema. Sulla base dei punti appena elencati e di altre considerazioni puntuali indicate nel rapporto, non da ultimo per il suo costo, il Consiglio di Stato propone al Parlamento di respingere l’iniziativa.
Il Governo sottolinea inoltre che la proposta degli iniziativisti di modificare la Legge durante la fase di sperimentazione del progetto di riforma «La scuola che verrà» contraddice la volontà espressa dal Parlamento di prolungare la fase di analisi del progetto.